venerdì 27 marzo 2015

A Serbian Film (2010)

Milos è un attore porno serbo e quarantenne che si è ritirato dalle scene. L'uomo, in chiara parabola discendente, riesce a stento a dar da mangiare alla sua famiglia, in una nazione piegata dalla crisi economica. Una ex-collega approfitta del suo stato di bisogno e gli propone un affare impossibile da rifiutare: girare un ultimo film porno, senza conoscere assolutamente nulla del copione. Il compenso: la sua famiglia sarà mantenuta a vita e non dovrà mai più preoccuparsi di lavorare.

È difficile parlare di un'opera come “A Serbian Film”. Credo non mi sia mai successo di avere problemi nel trovare abbastanza parole per descrivere un film, o avere un’estrema difficoltà nel decidere se promuoverlo o bocciarlo. Una cosa è certa: il film di Srdjan Spasojevic è un film forte, fortissimo, adatto a un pubblico non facilmente (e sto sminuendolo) impressionabile, tanto forte da non essere stato nemmeno doppiato in italiano (che io sappia) e censurato in tantissimi Paesi. Non è un vero, classico Horror, ma di orrore ne ha tanto. L’orrore peggiore, quello umano, quello terreno, al contrario di quello alieno, di quello mostruoso o di quello fantastico, è l’orrore vero. È l’orrore che si insinua in certi ambienti, in certe situazioni in cui può capitare di ritrovarsi senza sapere bene il perché. Il protagonista di “A Serbian Film” ha senza dubbio le sue colpe, ma l’orrore che gli si crea (e crea lui stesso) intorno forse poteva essere evitato con un po’ più di accortezza.
La scena iniziale del film potrebbe già risultare disturbante a tanti: un bambino che vede un DVD di un film porno con protagonista... suo padre. Per fortuna arrivano i genitori a interromperlo senza fare troppi drammi: “Il mio primo porno l’ho visto alla sua età”, afferma con calma il padre, ex attore hard. E alla domanda del piccolo alla mamma: “Che faceva lì papà?”, lei risponde con altrettanta calma: “Stava soltanto giocando con delle sue amichette. È come un cartone animato solo che è per adulti.”. Perfetto. E a me la scena ha strappato più di un sorriso. E i sorrisi si fermano lì. Questa scena iniziale, al confronto di tutto il resto, è effettivamente una scena comica, esilarante. La spirale di orrore che si verrà a creare col passare dei minuti non ammette alcuna morale, alcun senso del giusto e dello sbagliato. Il regista dichiarerà in un'intervista: "Questo film è il diario delle angherie inflitteci dal Governo Serbo, il potere che obbliga le persone a fare quello che non vogliono fare, devono sentire la violenza per capirla."
È una sua interpretazione, l’interpretazione, per l’esattezza, del creatore dell’opera, e dovremmo quindi in definitiva credergli.
Sinceramente però non riesco tanto a collegare ciò che ho visto nel film con gli orrori delle guerre e delle dittature, in Serbia o in chissà quale altro posto. Un'interpretazione del genere può starci, certo, ma la trovo un po' forzata. Ho visto, nel film, tanto orrore umano, terribile, atroce, amorale, ma non per questo impossibile. Ed è proprio per questo che alla fine mi trovo a dare una piena sufficienza a Spasojevic per il coraggio: non è da tutti portare sul grande schermo una storia così, una delle tante che nella realtà il genere umano, sì, purtroppo sì, potrebbe generare (o ha generato). Non soltanto eroici gesti, non soltanto amori straordinari, non soltanto catastrofi naturali, ma anche, appunto, gesti disumani, amoralità allo stato puro, catastrofi intimamente umane. Ecco quello che ci mostra “A Serbian Film”, senza prese di posizione o morali di fondo, e se non siete pronti a tutto questo, un consiglio: non guardatelo.
(VOTO 6,5 – A Horror Film)

martedì 24 marzo 2015

Alexandra's Project (2003)

Steve, un ordinario impiegato d'ufficio, torna a casa il giorno del suo compleanno aspettandosi di essere festeggiato dalla moglie Alexandra e dai figli. Inaspettatamente però trova la casa deserta e una videocassetta con la scritta "guardami".

Le immagini che aprono il film riescono a creare esattamente lo stato d'animo con cui si dovrà affrontare questo "Alexandra's Project". Credo però che la grande pecca di questo film sia l’esagerazione della vendetta di Alexandra nei confronti del marito. Il “Progetto di Alexandra” è diabolico, ma nelle sue spiegazioni sinceramente non riesco a trovare veri motivi che possano spingere una donna a comportarsi così. Ok, si sente non completamente amata (forse), si sente usata sessualmente da lui (ma nemmeno troppo), e allo stesso tempo ci tiene a ribadire che lui è un padre impeccabile, con i figli che lo adorano. Qualche scappatella? Ok... Qualche toccatina non desiderata? Giusto... ma niente, non riesco a vedere Steve come un uomo a cui la propria donna non può dire di no. E in effetti nel suo monologo accusatorio non mi sembra nemmeno di averle sentito dire di aver subìto alcune cose contro la sua ferma volontà. 
Il film, quindi, per essere credibile ha bisogno di un’altra chiave di lettura, ovvero partire dal presupposto che Alexandra abbia anche altri problemi, ben più gravi di una scappatella o di un dito indiscreto del marito; ecco, così possiamo capire il comportamento della donna, capirne (si fa per dire) il progetto, perché altrimenti l’impianto accusatorio messo su da Alex (pardon, Alexandra) non reggerebbe quanto potrebbe reggere con motivazioni ben più gravi, tipo violenza o menefreghismo totale nei confronti dei figli. Qualche scappatella, qualche toccatina o un po’ troppa esuberanza sessuale (non si specifica bene se lei si sia mai davvero opposta o ne abbia davvero parlato) e qualche bolletta che non le permette di pagare con i propri soldi (guadagnati poi vedremo come), non può giustificare un comportamento del genere. Non voglio giustificare, d'altro canto, tradimenti o mancanze di rispetto, ma punire il marito (o la moglie, al contrario) così non mi ha fatto apprezzare appieno il film, non mi ha fatto odiare lui e non mi ha fatto amare lei... anzi, semmai è successo esattamente il contrario. 
Quindi, doppia lettura: se Rolf de Heer voleva farci passare il progetto di Alexandra come la vendetta di una moglie nei confronti di un marito non all’altezza, il film non mi convince per nulla per i motivi che ho già riportato; se, al contrario, il film vuole mostrarci la follia di una donna (e come sia arrivata a quel punto di follia non ha nemmeno importanza) che vuole privare il marito (non perfetto, sia chiaro) della famiglia allora può passare, anche se alcune lacune resterebbero comunque, andando a oltrepassare i limiti della legalità con cui la donna poi dovrebbe comunque fare i conti.
Il finale sarebbe passabile (omettendo come detto i problemi legali legati a un gesto come quello di Alexandra) se non fosse per la scena che lo precede, quella tra Steve e il suo vicino: un po’ troppo surreale.
In definitiva mi sento comunque di promuovere il film (recitato benissimo) con riserva, e di consigliarne la visione; a patto che si abbia contezza di ciò che si sta per guardare.
(VOTO: 6 – Vendetta, tremenda Vendetta)

sabato 21 marzo 2015

I Flauti al Cioccolato

In effetti il "Flauto" della Mulino Bianco ha più o meno la forma di una bella mazzetta. I gusti poi: al latte quelle da 100€; all'albicocca vedo bene quelle da 200; inevitabile quelli al cioccolato per le mazzette più sostanziose, quelle da 500.
La nuova pubblicità della Mulino Bianco per i suoi Flauti è fantastica, un vero e proprio spot sociale che calza a pennello per il nostro amato Paese: vuoi entrare da qualche parte? Beh, porta a chi di dovere qualche Flauto e ne riparliamo. Se ne porti addirittura un cesto intero, poi... sei accolto a braccia aperte!
Bello ovviamente anche il messaggio di fondo per i nostri bambini (i bambini!): 
"Caro amore di papà, se questi tuoi amici non ti vogliono far entrare nel loro gruppo, portagli qualcosa. Che ne so, dei Flauti..."
"I Flauti non li vogliono, papà. Hanno detto che quelli posso anche ficcarmeli su per il c..."
"Ok, ok! Un attimo! Portagli... fammi pensare... qualche prosciutto del nonno!"
"No, ci sono dei vegani tra di loro. Sono dappertutto ormai."
"E che ne dici di qualche bella bicicletta nuova?"
"Da sfigati."
"Ok, ho capito: soldi?"
"Al cioccolato papà. Al cioccolato."
Attenzione: l'iPod Touch in palio è dotato di rivelatore di microspie!

venerdì 13 marzo 2015

L'Innocenza di Silvio

Innocente come un bimbo di un anno attaccato alla tetta della mamma. Sì, credo che questo paragone a Berlusconi piacerebbe un sacco. Magari alla tetta di una bella mammina giovane, nipote o non di Mubarak o di chi vogliamo (è ormai chiaro e ufficiale che si può dire un po’ quel che cazzo ci pare), e terminare la poppata con un bel sorriso da “cena elegante” sulla boccuccia.
Comunque... adesso torna. Più forte che mai, più tinto che mai, più innocente che mai. Come? La condanna nel processo Mediaset? Ah, certo, anche quella è passata per la Cassazione, con esiti leggermente diversi, ma che volete? Pure io ho preso un 3 in Matematica qualche annetto fa, ma non è che sto lì a ricordarmelo ogni secondo!
Tornando al caso Ruby: sentenza storica. Che gioia per i mariti infedeli che al rientro dal puttantour potranno dire alle loro mogli di essere stati a delle cene eleganti. Lo stesso vale per le mogli, che si potranno anche vantare di aver ricevuto regali di benvenuto e arrivederci. E sull’età delle ragazzine che provi e magari riesci a portarti a letto? “Oh, ma che ne so! M’ha detto che era maggiorenne! Io le ho fatto presente che mi sembrava un po’ troppo giovane, ma che volete... sapete come va oggi, i primi lifting se li fanno a diciotto anni!”
Altra gran cosa: da oggi se una vostra bella parente dovesse malauguratamente finire in gatta buia, vi basterà fare una telefonata alla Questura di competenza e dire: “Hey, ma sapete chi avete arrestato? È la nipote di Vladimir! Sì, sì, non parla russo perché è nata in Italia. Ok? Grazie!”, e tutto finirà lì. Scarcerazione immediata.
E cena elegante subito dopo. Mi pare ovvio.
No, dai... sono contento dell’assoluzione di Silvio. Che mondo sarebbe senza quella Sentenza? Addio cene eleganti, addio mihadettodiesseremaggiorenne, addio regalini, addio nipoti di Barack e Vladimir... no, non potrei vivere in un mondo del genere. 
Menomale che Silvio c'è.

domenica 8 marzo 2015

Dylan Dog 342 - Il Cuore degli Uomini

Mah. Sia chiaro, finora sono stato (e sto ancora) dalla parte di Roberto Recchioni, perché apprezzo sempre chi nelle cose ci mette passione e prova a cambiare qualcosa (si spera in meglio) mettendoci la faccia. Sia chiaro allo stesso tempo che per il momento questo "Nuovo Corso Dylaniato" non mi ha entusiasmato, o meglio... sta perdendo colpi. Dal primo numero del Nuovo Corso, il 337 con "Spazio Profondo" (che infatti mi è piaciuto parecchio), non me ne sono perso uno. Ottimo il pensionamento di Bloch nel numero successivo, come buoni (ma non entusiasmanti) i seguenti due. Non mi è piaciuto particolarmente il penultimo, il 341, "Al Servizio del Caos", dove si presentava il nuovo "cattivo", John Ghost, e che doveva quindi rappresentare un "numerone". Ma è con l'ultimo, il 342, "Il Cuore degli Uomini", che credo di aver raggiunto il picco della delusione riguardo il nuovo ciclo di Dylan Dog. Paradossalmente vado un po' controcorrente rispetto ai commenti all'Albo, e dico che i disegni di Dall'Agnol a me non dispiacciono affatto, mentre la storia, invece, sì. Mi dispiace dirlo, ma per quanto mi riguarda siamo di fronte a 98 pagine di noia. Si prometteva addirittura una "sana dose" di splatter... ma se per sana dose si intende l'estrazione di un cuore poi mangiato (il tutto in un paio di tavole), e un personaggio infilzato da un forcone... allora no, la mia idea di Splatter non coincide con quella dell'autore della promessa sulla pagina Facebook ufficiale. E lo "straordinario Groucho", poi... mah.
Ultima nota: la copertina. Bruttarella anche quella. Tra richiami e citazioni, no... non mi è piaciuta. Sarà il contorno nero... sarà il Cuore, saranno i putti, sarà Dylan senza giacca... ma non mi piace.
Vabbè, aspettiamo dunque il prossimo Albo e... vediamo un po'. Tra l'altro, la nuova copertina, seppur nella sua semplicità, sarà assolutamente originale. Almeno quella.

sabato 7 marzo 2015

Unhappy Ending

Scrivendo un racconto dal finale tutt'altro che lieto, mi sono venuti in mente un paio di film dal finale cattivissimo, e che sì, mi hanno lasciato letteralmente di merda lì sulla poltrona del cinema.
Il primo è senza dubbio "Nameless - Entità Nascosta". Il film spagnolo racconta della scomparsa della figlia di una coppia, che inizialmente si crede morta ma che... forse non lo è. Si scaverà così nella melma di una Setta alla ricerca del Male Assoluto... e direi che nel finale, appunto, la ricerca si completerà alla grande. Ricordo discussioni su un forum cinematografico (e addirittura da un paio di spettatori in sala all'uscita) in cui gente si diceva “indignata” e “schifata” per il “finale da malati”. Mi chiedevo e mi chiedo ancora oggi se la gente, quando va al cinema, abbia la minima cognizione di cosa stia andando a guardare. E se, magari, questa gente capirà mai due cose fondamentali: 
1) Il Film, in questo caso "Nameless", è un’opera di fantasia. 
2) Ciononostante quello che accade in film del genere può tranquillamente accadere anche nella vita reale. Finale da malati? Da indignarsi? Leggetevi un po’ di cronaca nera.
Il secondo è "The Mist", tratto da un racconto di Stephen King. Arriva una nebbia misteriosa che copre tutto e poi scopre mostri inquietanti e famelici. Nella nebbia infatti c'è qualcosa... qualcosa di veramente brutto che sembra non lasciare alcun scampo. Nel finale si prova l'impossibile per riuscire a salvarsi, e ciò che accade non può che lasciarti di stucco. Sì, il finale di "The Mist" merita un paio di minuti di assoluto silenzio. Io glieli ho dedicati eccome...

venerdì 6 marzo 2015

Il Folclore secondo Maroni

Qualche giorno fa mi è capitato di sentire alla radio Roberto Maroni. Qualcuno gli faceva notare quanto fosse incoerente la vicinanza del suo Partito a quello pseudo di Casapound. Lui, Leghista ma Antifascista, al fianco di Estremisti di Destra che si dichiarano senza pudore alcuno (nel 2015 oltre all’assenza di pudore va aggiunta anche una bella dose di coraggio) né più né meno Fascisti
Per Maroni però è diverso: quello è Folclore. Sì, da oggi l’Apologia del Fascismo si chiama Folclore. Sarà per questo che non ho mai amato particolarmente i “Gruppi Folkloristici” che vedevo esibirsi in paese. Forse io, chissà come, sono sempre riuscito a vedere a fondo: sui palchi delle sagre paesane, i Gruppi Folkloristici non stringevano tamburelli, ma manganelli. E tra una pizzica e una tarantella, chiaro era il riferimento tra le righe al Duce.
Giornalisti incapaci, invece, parlano dei vari episodi di violenza di cui si rendono protagonisti questi Fascisti di Casapound omettendo la loro vera natura; un giornalista serio parlerebbe infatti di scontri tra Gruppi Folkloristici e appartenenti a Centri Sociali.
I veri e propri Gruppi Folkloristici, poi, stanno ormai pensando di fare coming out: via le immagini delle Madonne e dei Santi durante le feste religiose a cui partecipano con i loro manganelli travestiti da tamburelli; saranno sostituite da immagini del Duce.
E i Centri Sociali? E la gente con le Bandiere Rosse e il Che sul petto? Folclore?
No, ovviamente per Maroni e compagni (mi si perdoni il termine poco adatto) in quei casi si tratterebbe sempre e comunque di Estremisti di Sinistra, di Comunisti
Già, non ho mai amato particolarmente i Gruppi Folkloristici.
Un Gruppo Folkloristico durante le prove per la preparazione di un attacco a un Centro Sociale.

giovedì 5 marzo 2015

Primarie Decadenze

Meravigliosi. 
La vicenda delle Primarie del PD in Campania ha davvero dell’incredibile. Le vince un personaggio, Vincenzo De Luca, che se dovesse essere eletto... decadrebbe. De Luca, già decaduto dalla carica di Sindaco di Salerno, si è presentato alle Primarie (sì, davvero) con una bella condanna per Abuso d'Ufficio (in primo grado), e le ha vinte con poco più del 50%. Adesso ci si pone però il problema della decadenza per effetto della Legge Severino. Adesso
Brunetta, preoccupato, teme un ritocchino alla Severino (alla Legge), un ritocchino ad personam (senti un po’ chi parla) che permetterebbe a De Luca di salvarsi dalla decadenza; già, non come il povero Silvio che invece è decaduto eccome, punito esemplarmente dai Giudici Rossi. A proposito: tra qualche giorno il buon Silvio sarà di nuovo libero di scorrazzare lungo le vie delle città in piena notte, e andrà a raccontare barzellette agli anziani soltanto quando vorrà lui. In campagna elettore; promesse varie su Pensioni e Sanità in allegato.
Ma tornando alla vera barzelletta: il PD. Vista la possibile espulsione di Cesare Battisti dal Brasile, fossi in Renzi proporrei la sua candidatura alle prossime Primarie del PD di dovegliepare; oh... De Luca, vincitore di quelle della Campania con una sola misera condanna per Abuso d'Ufficio, al confronto di Battisti è un pivellino. Con quel curriculum, l’ex Terrorista Rosso potrebbe anche ambire alle Primarie del PD del 2018. 
A questo punto, effettivamente, mi auspico che si faccia al più presto qualcosa per la decadenza. Quella del Partito Democratico.

martedì 3 marzo 2015

In The Flesh (Stagioni 1 e 2)

Dopo aver parlato (e ahimé visto) di “Leftovers” sembra fin troppo facile promuovere “In the Flesh”. Per fortuna questa Serie TV britannica l’ho vista e promossa già tempo fa. 
Semplicisticamente parlando, si tratta di zombie: “La trama è impostata subito dopo un attacco di zombie nel villaggio immaginario di Roarton (Lancashire, Inghilterra). L'adolescente Kieren Walker, morto suicida, viene "ri-animato" insieme a migliaia di altre persone in precedenza zombie. Dopo un lungo periodo di riabilitazione e di farmaci, gli zombie vengono giudicati e, se idonei, rimandati indietro alle loro case e famiglie.” 
Ma il loro ritorno nella Società è tutt’altro che semplice. C’è chi ce l’ha a morte (e ci calza a pennello) con queste persone affette da “Sindrome da Decesso Parziale - PDS”, accusandoli di essere degli assassini adesso semplicemente sedati ma pronti a ricominciare il pranzo appena ne avranno possibilità o modo; e chi invece vuole che questi si reintegrino nella Società, seppur a colpi di cerone, lenti a contatto e terapie quotidiane. Fanno parte della seconda schiera, ovviamente, i parenti degli “zombie”, ma non tutti... e non starò qui a dirvi chi perché, quando c’è qualcosa di bello da vedere, non faccio spoiler come accade con le cose brutte da (possibilmente) non vedere, com’è accaduto con “Leftovers”. 
I Tre Episodi della Prima Stagione sono bellissimi. La Prima Stagione intera è a mio parere una perla, con un finale struggente e intenso. La colonna sonora, poi, è azzecatissima.
Sono Sei, invece, gli Episodi della Seconda Stagione che, lo ammetto, all’inizio mi è sembrata partire maluccio. Poi per fortuna, episodio dopo episodio, mi ha fatto ricredere, e la Serie non cade nella banalità o, peggio ancora, in rapporti d’amore adolescenziali tra vivi e morti (mi ricorderebbe qualcosa). È anche questo, a mio parere, uno dei punti di forza di “In The Flesh”. L’amore c’è, di fondo, e nemmeno di quello banale. Anzi... 
Il Finale di Stagione è anche qui interessante ma, al contrario di quello della Prima Stagione, più aperto, più “commerciale”, se vogliamo. Ma ci sta, anzi, ci starebbe. Peccato infatti che la Serie non verrà rinnovata. Niente Terza Stagione. 
È così che va. Due ottimi prodotti come “In the Flesh” e “Utopia” non vengono rinnovati; altri banali ma accompagnati da sonore risate preregistrate si rinnovano a ciclo continuo. “In the Flesh”, poi, pecca probabilmente in una caratteristica molto richiesta in Serie TV del genere: si scopa poco. Eh no, “In the Flesh”, nonostante possa sembrare attinente per argomenti a “True Blood”, per esempio, è lontano da questo anni luce. Si tromba poco o niente, il protagonista non è uno strafigo (almeno credo, potrei esser smentito dal pubblico femminile, ma non me ne vogliate... non me ne intendo!), e gli argomenti di fondo (ma non troppo di fondo) fanno riflettere.
Peccato dunque non rivedere Kieren Walker sua sorella Jem, i suoi genitori, Simon ed Amy (bellissimo e originale il rapporto tra lei e Kieren), tutti ottimi e interessanti personaggi, nonostante si stia parlando di una Serie che conta in totale soltanto 9 episodi. Sulla Prima Stagione, in particolare, forse c’è soltanto questo da fare come appunto: 3 episodi sono davvero pochi per affrontare una storia del genere. Ma forse, in fondo, allungando il brodo sarebbero venute meno le caratteristiche forti che sono venute fuori da “In the Flesh”. Sì, perché, nonostante sia formata da soltanto 3 episodi, la Prima Stagione riesce a raccontarci, a mio parere, tutto ciò che doveva raccontarci.
Stavo per consigliarvi di guardarvela in lingua originale... ma non serve. Non è ancora arrivata in Italia e, forse, non arriverà. A meno che, visto l’uso del cosmetico da parte dei protagonisti per nascondere la loro brutta cera, i distributori in Italia non avranno la brillante idea di non tradurre alla lettera il titolo e presentarla come... “50 Sfumature di Cerone”.
Lunga vita, nonostante tutto, agli affetti da PDS!
(VOTO: 8,5 – C’è Vita oltre la Morte. Di una Serie TV)

lunedì 2 marzo 2015

The Leftovers - Svaniti nel Nulla (Stagione 1)

Ho fatto molta fatica per arrivare alla fine della Prima Stagione di “Leftovers”, davvero molta. Credo sia stata una delle Serie TV più brutte che abbia visto in vita mia. O meglio: senza alcun senso. Verso la fine ci saranno degli Spoiler, ma vi assicuro che non vi perderete nulla. Non esistono veri colpi di scena, perché il colpo di scena deve farti saltare dalla sedia ed esclamare: “Wow!”, mentre qui quelli pseudo al massimo ti fanno esclamare, tra uno sbadiglio e l’altro, “Bah...”.
La storia, in breve: “Un giorno, improvvisamente, il 2% della popolazione mondiale (140 milioni di persone) scompare in un solo istante. Alcuni si convincono che la Terra sia stata colpita dal "Rapimento della Chiesa", altri rifiutano di vederlo come un evento mistico; nessuno, in realtà, sa veramente cosa sia accaduto. La serie ha inizio 3 anni dopo l'evento, seguendo le vicende della comunità di Mapleton, dove sono scomparsi nel nulla oltre cento abitanti.”
E a Mapleton ci sono anche i "Colpevoli Sopravvissuti", una setta misteriosa che non ha alcuna ragione di esistere. Fanatici senza alcun senso che vestono di bianco e hanno una straordinaria caratteristica, un loro punto fermo: si rifiutano di parlare. Beh, interessante, no? No, perché non parlano ma comunicano, dialogano. Come? Scrivendo su dei bloc-notes. Fantastico! M’immagino un loro fan in Tribunale: 
- Imputato, lei si avvale della facoltà di non rispondere?
- Sì, signor Presidente, ma solo 'a voce'. Il Pubblico Ministero può passarmi un bloc-notes?
- Ehm... mi può spiegare il perché? Lei mi sta dicendo che intende rispondere... quindi, perché scrivere e non parlare? Qual è il senso di questa sua decisione?
- Ma che ne so...
Ah, altra loro interessantissima caratteristica: fumano. Perché sarebbe interessante? Beh, non ne ho idea, però gli Autori ci tengono particolarmente a farcelo sapere e vedere (pubblicità ingannevole? Del resto si sa, il tabacco non si pubblicizza facilmente...); i Colpevoli Sopravvissuti (mi stanno sulle palle già dal nome) infatti fumano e reclamano di farlo a gran voce. Pardon...  a gran lettere: “LASCIATECI FUMARE”, scrivono in cartelli all’interno dei loro ritrovi. È come se io affiggessi un cartello nel mio soggiorno con su scritto “LASCIATEMI GUARDARE LA TV”. Se qualche ospite entrasse in soggiorno e dopo averlo letto esclamasse “’Sti cazzi”, non potrei far altro che stringergli la mano.
Ma alla fine credo che i Colpevoli Sopravvissuti siano stati l’unica ragione per cui sono andato fino in fondo. Sì, perché non vedevo l’ora che qualcuno li gonfiasse di botte. E per fortuna è successo, dopo l’ennesimo loro comportamento senza senso: riempire le case degli scomparsi con i loro manichini... perché i loro parenti sopravvissuti non se ne dimenticassero. Santo cielo...
Per di più, questi imbecilli in bianco sono stati capaci di farlo di notte, entrando nelle case dei parenti dei Dipartiti e piazzandovi questi famosi manichini... senza che nessuno se ne accorgesse. Insomma, grande sorpresa al mattino! Si vede che oltre non parlare sono bravi, bravissimi anche a non far alcun rumore. 
Ecco, una volta visti i Colpevoli Sopravvissuti pestati a dovere, “Leftovers” non ha più ragion d’esistere, perché sui “Dipartiti” non si sa nulla. Non si affronta mai veramente il problema, ma la Serie ci tiene a propinarci un’accozzaglia di storie che sembrano c’entrarci ma che forse non c’entrano o c’entreranno in futuro. Mistero. (Oh... è una Serie TV sul “Mistero”, no?)
Ci sarebbero infatti i cani impallinati da un misterioso uomo perché... non chiedetemi certe cose, è una Serie Misteriosa.
Ci sarebbe un misterioso uomo di nome Wayne che forse è un Santone, forse è un ciarlatano, forse è soltanto un tipo a cui piace impallinare (in senso figurato, che poi figurato dopo nove mesi non lo è più) asiatiche al posto dei cani.
Ci sarebbe un vecchio rincoglionito (il padre di Kevin, poliziotto e protagonista della Serie) che parla con... con qualcuno che misteriosamente vede soltanto lui. Oh, l’ho detto che è rincoglionito...
Ci sarebbe proprio Kevin, il poliziotto figo protagonista della Serie che si ritrova la moglie nei Colpevoli Sopravvissuti (ha tutta la mia solidarietà... e forse è per questo che è l’unico personaggio che mi sta davvero simpatico), due figli che segue a fatica e il padre rincoglionito (l’ho già detto, lo so). Ah, credo sia anche sonnambulo... o qualcosa del genere. Mistero.
Punte di pateticità si toccano nell’Ottavo Episodio: la “capa” dei Colpevoli Sopravvissuti è lì pronta a tagliarsi la gola dopo aver propinato al povero Kevin (che l’ha rapita insieme all’impallinatore di cani durante uno dei suoi momenti di sonnambulismo) un pippone assurdo sulla loro missione (no, anche dopo il pippone non l’ho capita comunque), e Kevin, che come me non c’ha capito un cazzo, glielo dice a chiare lettere. E lei: “Tu... tu hai capito!”. E zap... se ne va all’altro mondo. Ma no, Patti, no! Il povero Kevin, proprio come me, non c’ha capito una minchia! Ma pur di evitare che gli ripetesse ancora il pippone, la lascia fare. Un fumatore in meno.
Nell’Episodio Finale, devo ammetterlo, qualcosa di buono c’è: “Nothing Else Matters” dei Metallica suonata dagli Apocalyptica. È una versione che amo particolarmente, con un intro splendido, e che continua in un crescendo che...
Ah, ok... stavamo parlando di “Leftovers”. Giusto.
Terminata la parte in cui le note della bellissima “Nothing Else Matters” accompagnano l’ennesima carrellata di scene senza alcun senso, arriva il finale vero e proprio: una lettera delirante di Nora (oh, lei mi piace... no, non il personaggio, senza senso come gli altri e che infatti non vi accenno nemmeno, ma proprio lei, l’attrice, la donna) che non ha nulla da invidiare al pippone di Patti. Solo che lei non si suicida. Anzi, trova vicino casa di Kevin (a cui, poverino, stava per lasciargli appunto la lettera/pippone) una delle figlie di Wayne (abbandonata prima dalla ragazza asiatica che si era impallinata, poi dal figlio di Kevin – figlio di Kevin? Che c’entra il figlio di Kevin? No, non vi spiego il perché, non ne vale proprio la pena) e, sorridente, esclama a Kevin e figli appena arrivati: “Guarda cosa ho trovato...”
E ‘sti cazzi?
Wow... da brividi. Sì, ho la pelle d’oca eh... che finale! 
Si conclude così la fiera del Non Senso, ma di quello brutto, di quello non cercato. Ah, dimenticavo: c'è pure uno dei cani neri scampati all’impallinamento dell’impallinatore di cani che adesso è diventato buono e non ringhia e non abbaia; anzi, è tutto coccoloso.
E i Dipartiti? Ma cosa è successo a ‘sti Dipartiti? 
E che ne so... forse ce lo sveleranno nella Seconda Stagione. Che io cercherò di evitare come la peste, a meno che non mi si assicuri che ci sia lo sterminio di massa dei Colpevoli Sopravvissuti. Allora sì, potrei dargli uno sguardo.
(VOTO: 3 – Svaniti nel Nulla. Della Serie) 

domenica 1 marzo 2015

Gioventù Happymealizzata

Che tristezza però...
Non sono qui a fare il moralista sul Mac Donald's, visto che ci vado anche io e non me ne sono mai fatto un problema; anzi, ai tempi del Militare mi ha salvato... o forse no. Ma trovo questa pubblicità di una tristezza disarmante. E il problema, a mio parere, sapete qual è? Che forse, in fondo, questa pubblicità racconta... la verità.
Ormai i bambini fanno le feste di compleanno al Mac, e non mi sorprenderebbe affatto sentirne qualcuno esclamare proprio: "No, niente pizza... voglio un Happy Meal!".
Per quanto mi riguarda, quando o se toccherà a me, proverò in tutti i modi a far sì che mio figlio in pizzeria esclami sorridente: "Voglio una capricciosa!".