mercoledì 30 maggio 2012

Terra che trema

Il Terremoto è una brutta cosa. È quello che ho sempre sentito dire e che ho sempre potuto vedere attraverso le immagini dei telegiornali. Per me, poi, originario di una zona a un passo dall'Irpinia, i racconti di quel terribile Terremoto dell'80 sono stati sempre frequenti ed emozionanti: la sera del 23 novembre 1980 la mia famiglia era appena tornata dalla festa del mio battesimo. Sì... era il giorno del mio battesimo. I miei genitori mi hanno sempre parlato del terrore indescrivibile nel momento in cui tutto cominciò a tremare, la luce si spense facendo piombare tutti nel buio, il rumore e il fruscio all'esterno che rendeva tutto ancor più terrificante. La porta che non si apriva, e i pesanti lampadari che dondolavano fino a toccare il soffitto. Mia madre che per la paura perse il latte.
Ecco il racconto, impressionante, dei miei genitori.
Da domenica 20 maggio 2012 qualcosa al riguardo, purtroppo, posso raccontarla anch'io e, ahimè, tanta altra gente.
Alle 4.04 circa del mattino io e la mia compagna ci svegliamo di soprassalto. La tv è ancora accesa, e la sua luce ci aiuta a metterci immediatamente in piedi mentre tutto intorno a noi si muove. Ci rendiamo subito conto di cosa si tratta. Fatichiamo a raggiungere il corridoio, e appena accesa la luce la scena del lampadario che dondola è abbastanza impressionante. Fortunatamente riesco sempre a mantenere il sangue freddo, e la mia unica preoccupazione diventa quella di tranquillizzare Angela. Cadono oggetti, tutto continua a girare... fino a quando, dopo secondi che sembravano davvero dilatarsi sempre di più, tutto torna alla normalità. «Spero soltanto che l'epicentro sia il più vicino possibile...», dico, perché se così non fosse stato, non osavo immaginare cosa sarebbe accaduto nella zona dell'epicentro. Ricordo di aver pensato la stessa cosa subito dopo il terremoto dell'Aquila: mi trovavo a Roccamonfina, provincia di Caserta, e dopo aver avvertito chiaramente la scossa, quando arrivò la notizia di un epicentro in Abruzzo... beh, mi preoccupai parecchio; sfortunatamente a ragione.
Tornando alla cronaca del 20 maggio: mi collego subito a Twitter, e come sempre si rivela un mezzo d'informazione straordinario per notizie simili. Terremoto avvertito chiaramente soprattutto in tutta l'Emilia. Le prime notizie ufficiali parlano di epicentro in Veneto: mando subito un sms a un mio amico che vive a Vicenza. Lui mi chiama, e ci scherziamo un po' su, come accade sempre per esorcizzare un evento che ti ha impressionato non poco.
Si torna a letto. Ma si riscende immediatamente dopo un'ora dalla prima scossa, quando ne arriva un'altra che sembra quasi forte quanto la prima. Nonostante sia domenica, di lì a poco avrei dovuto alzarmi per davvero per partire per Milano, e comincio a dubitare di poter chiudere di nuovo occhio.
Notte orribile.
La cosa ancor più brutta è che poi ti rendi conto che quello che hai passato, in realtà, non è niente in confronto alle persone che per colpa di quel terremoto che tanto ti ha spaventato hanno perso la casa, la vita...
Ieri nuova scossa fortissima. Stavolta ero al lavoro, in un ambiente che ha un rapporto molto particolare con l'idea di "mettersi al sicuro dopo un terremoto": un Carcere, quello di Ferrara. La stanza per le videoconferenze dove mi trovavo inizia a tremare in un crescendo implacabile. Io, un mio collega e un Ispettore della Polizia Penitenziaria assistiamo in silenzio ai secondi della scossa; il televisore sembra in bilico, ma la cosa più impressionante sono le urla dei detenuti, un misto tra il divertito e il preoccupato.
Subito cerchiamo notizie e informazioni sul terremoto: epicentro vicino Modena, magnitudo 5.8. Preoccupatissimo, provo a chiamare la mia compagna, ma in momenti come questo, è sempre difficile mettersi in contatto telefonico con qualcuno. Infatti non riesco...
Uscito, ricevo sul cellulare messaggi e chiamate perse da lei e da amici. Mi rendo subito conto che la situazione è grave... forse ancor di più del 20 maggio.
La terra che trema è un evento terrificante. In pochi secondi ti rendi conto di quanto puoi sentirti impotente di fronte alla forza distruttiva della natura. Stai lì praticamente quasi fermo (se è così forte, non sai davvero dove andare a ripararti) e aspetti soltanto una cosa: che finisca.
E che finisca ce lo auguriamo davvero tutti. Lo spavento che ho provato in questi giorni non è assolutamente niente in confronto a ciò che stanno vivendo gli abitanti delle zone vicino all'epicentro, e, peggio ancora, la povera gente che purtroppo c'ha rimesso la vita.
A loro, tutti, va il mio pensiero...

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