venerdì 24 novembre 2017

"In attesa delle Stelle" vincitore di NASF 13 - Dreams / No Limits

Ed eccola qui la tredicesima edizione di N.A.S.F., ancora una volta con un doppio tema, "Dreams / No Limits", e ancora una volta con un mio racconto all'interno. Stavolta, però, il mio racconto "In attesa delle Stelle" (tema: No Limits) è anche il racconto vincitore del Concorso! Ebbene sì... con grande soddisfazione mi ritrovo a essere il vincitore della tredicesima edizione di questo splendido progetto!
Come già accennato in altre occasioni, negli ultimi anni non ho più partecipato a Concorsi Letterari; un po' per il tempo (poco), un po' perché ho preferito dedicarmi alla Scrittura di Romanzi e Racconti eventualmente da autopubblicare o da far leggere ad amici e conoscenti. Al riguardo ho addirittura iniziato un percorso narrativo, con Pablo In Fabula, che mi ha portato nel magico mondo della narrativa per ragazzi; il primo capitolo di quella che sta diventando una piccola e personale Saga, "L'Ottavo Nano", è stato scritto così, per gioco, per mia nipote Martina (con relativa dedica). Il resto è venuto da sé, portandomi a continuare questo piccolo progetto che, è chiaro e per certi versi sorprendente, va a contrastare decisamente con quella che è la mia Scrittura "per adulti", assolutamente diversa e lontana, lontanissima nello stile e nei contenuti (ovviamente!). E questa cosa, lo ammetto, mi sta divertendo e stimolando tantissimo.
Ma torniamo al discorso dei Concorsi: quello di N.A.S.F. è stato l'unico, negli ultimi anni, a cui ho tenuto, arrivando in periodi di impegni e problematiche più o meno serie, persino a metterlo tra i promemoria: "Racconto NASF".
Ed eccolo, quindi, il mio "Racconto NASF" per l'edizione del 2017. Un racconto che ho amato da subito, per l'idea e, soprattutto, per lo svolgimento e il finale. Il fatto che sia stato apprezzato anche dagli Organizzatori del Concorso mi ha lusingato e inorgoglito, e li ringrazio ancora una volta, sperando che il racconto possa piacere anche a tutti gli altri. Un racconto, "In attesa delle Stelle", non esente da difetti: alcuni punti, probabilmente, avrebbero richiesto maggiori chiarimenti (ma il limite di battute è sacrosanto); ma forse, rileggendolo, è quasi meglio così. Non mi piacciono gli "spiegoni". Mi piace, invece, lasciare al Lettore eventuali interpretazioni e spiegazioni di punti magari non chiarissimi, abbozzati, seminascosti. 
Complimenti a tutti gli altri Selezionati, e grazie ancora agli Organizzatori per aver avuto anche quest'anno la pazienza di dedicare qualche minuto del loro tempo alla lettura del mio racconto, e di averlo eletto vincitore del Concorso. Per non parlare poi del grande lavoro che, come ogni anno, c'è dietro questa fantastica realtà.
Godiamoci quindi questa nuova edizione di N.A.S.F., sognando altri Mondi, altri panorami, altre vite, e spingendoci oltre ogni limite possibile... con eventuali rischi e pericoli.
Lunga vita a N.A.S.F., lunga vita alla Fantascienza!
NASF 13 - Dreams / No Limits:
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I miei racconti in NASF:
- NASF 5 X-Punk / OOPArt: Newpolis
- NASF 6 Blood, Dust & Steel: Progetto Stigma
- NASF 7 Tribute: La Cura
- NASF 8 Mutazioni: Una Splendida Giornata
- NASF 9 Albe & Tramonti: L'Ultimo Tramonto
- NASF 10 FREE: La Decima Prova
- NASF 11 Io, Alieno: L'Abbandono
- NASF 12 La Frontiera / Il Giorno Dopo: La Terza Fase
- NASF 13 Dreams / No Limits: In attesa delle Stelle (Vincitore)

lunedì 14 agosto 2017

La Torre Nera (2017)

Erano più o meno vent'anni che aspettavo questo Film, e per chi, come me, ha amato e ama ancora alla follia questa meravigliosa Opera, ho soltanto un consiglio: andate al Cinema senza aspettarvi di vedere una riduzione o un adattamento della Saga. Questo Film è un'altra cosa. Tutta un'altra cosa. Un Film passabile, guardabile, con qualche vago accenno a "La Torre Nera" di Stephen King. Niente di più. Scordatevi il Roland che tutti noi, in questi lunghi anni, abbiamo immaginato: Idris Elba è bravo e se vogliamo anche credibile, se ci convinciamo di non star vedendo la trasposizione Cinematografica de "La Torre Nera", ma un semplice lungometraggio "liberamente ispirato a...", ma non è il Pistolero. Scordatevi Walter o'Dim, Randall Flagg, l'Uomo in NeroMatthew McConaughey nel ruolo è probabilmente ancora più credibile di Elba, ma non c'è nessun deserto tra lui e Roland, nessun conciliabolo tra lui e il Pistolero, insomma... non c'è nessuna Magia, ma soltanto una Torre Nera in mezzo alle nuvole che vedremo soltanto a sprazzi. Anzi, a pezzi. Scordatevi Jake Chambers, scordatevelo completamente. E scordatevi gli altri due fondamentali compagni di viaggio del Pistolero, Eddie e Susannah, perché in questo Film non ci sono e non ci saranno negli impossibili seguiti. Scordatevi, insomma, il Ka-tet, perché non viene neanche accennato per sbaglio...

lunedì 6 marzo 2017

La Scomparsa del Settimo Elemento

Ascolto molta musica, molti artisti, molti gruppi musicali. Amo gli Iron Maiden, i Litfiba, i classici del Rock come Pink Floyd, Led Zeppelin, Black Sabbath. Amo i cantautori, Battiato e Guccini su tutti. Amo la musica più o meno indipendente italiana, dagli Zen Circus ai Punkreas. E allora perché ho deciso di dedicare, nel corso degli anni, un sito ai Nomadi? Perché non dedicarlo ai Litfiba, a Battiato, ai Pink Floyd? La risposta sta tutta nell’amarezza che mi ha lasciato la vicenda dell’ultimo avvicendamento alla voce del gruppo. I Nomadi, rispetto agli altri, rispetto a tutti gli altri, non sono, non erano per me un semplice Gruppo Musicale. I Nomadi, come mi piaceva pensare fino a qualche tempo fa, sono un’Idea. I Nomadi sono un gruppo musicale contraddistinto dai valori che canta in gran parte della sua discografia. I Nomadi sono diversi. Ecco perché allora, quando nel 1994 mi imbattei per caso in una musicassetta verde ("Mixed by Erry", solo per intenditori) dal titolo “Contro”, fui letteralmente folgorato. Quelle canzoni, quel “Il Muro”, quella "Ad Est, ad est", quel “Il Libero”, quel “Contro”, erano canzoni diverse. Erano diverse da quelle che sentivo alla radio, che sentivo e vedevo in tv. Quel gruppo era diverso, diverso davvero, e quando cominciai a cercare prima nuove musicassette pirata al mercato del lunedì del mio paese (trovai “Ma Noi No!” e “Ma che film la vita”), e subito dopo (ormai innamorato di quel gruppo) CD originali ordinandoli al negozio di musica più vicino (a una quindicina di chilometri da casa), ne ebbi la conferma. Sì, i Nomadi erano un gruppo musicale diverso, che aveva dei valori, che li cantava, e che veniva seguito da un pubblico affezionato che era capace di farsi centinaia di chilometri per seguire un loro concerto, e farsene altri duecento per seguirne un altro il giorno dopo; è stata questa anche la mia storia, soprattutto nel periodo 1998/2001. 
Ecco, dopo questa premessa, il perché della mia amarezza. 
La vicenda Turato mi lascia basito, deluso, spiazzato. 

domenica 12 febbraio 2017

PICCOLA FABBRICA DEGLI ORRORI


In quel periodo dell’anno la nebbia la copriva per buona parte del giorno. Era soltanto nelle ore centrali, quelle più calde, che appariva in tutto il suo cupo stato di abbandono.
Grigio. Era quello il colore della Fabbrica, che riusciva a spiccare sul verde delle colline intorno.
«Sai che io c’ho lavorato?»
«Dove?»
«Alla Fabbrica.»
Ettore si fermò e guardò negli occhi Lucia. Begli occhi Lucia, grandi, profondi, scuri. «Ma dai.»
«Dico sul serio. Nell’ultimo periodo.»
«Nessuno mi ha mai saputo dire nulla su quel posto. Credevo fosse chiusa da decenni.»
«Mi stai facendo un complimento?»
«Scusa?»
«Lascia stare.»
«Ah, sì, certo... scusami! Sì, secondo me sei troppo giovane per aver potuto lavorare in una fabbrica abbandonata da decenni.»
«Esattamente sedici anni fa.»
«Ha chiuso sedici anni fa?»
Lucia fece cenno di sì con la testa, sorridendo. Le piaceva un sacco quella ragazza conosciuta un paio di giorni prima al pub.
«Ho trentatre anni. Che galante a non avermi chiesto l’età finora.»
«Pensavo molti di meno. Davvero.»
«Basta con le smancerie, non sono il tipo.»
«Nemmeno io.» Il ragazzo si esibì in un sorriso imbarazzato. «Che tipo di fabbrica era?»
«Da quanto tempo ti sei trasferito in città?»
«Un annetto.»
«E nessuno ti ha mai parlato della Fabbrica?»
«Beh, diciamo che informarmi sulla fabbrica abbandonata della nuova città non è stato tra i miei principali interessi. Finora.»
Lucia riprese a camminare.
«Davvero ci hai lavorato? Sbaglio o avresti dovuto avere...»
«Diciassette anni, quasi diciotto. Ci ho lavorato per quasi cinque anni.»
Ettore scoppiò a ridere. «Wow... piccola lavoratrice!»
«Dico sul serio. Ho iniziato a lavorare in quella Fabbrica quando avevo quasi tredici anni.»
«Lavoro minorile?»
«Sì. Decisamente. Diciamo che essere adulto era uno svantaggio per chi presentava curriculum per essere assunto alla Fabbrica.»
Ettore rise ancora. «Non credo esistano fabbriche che assumono solo minorenni.»
«Non solo. Ma era preferibile.»
Che bel sorriso che aveva Lucia. A Ettore in quel momento non gliene fregava niente se gli stesse raccontando cazzate, se lo stesse prendendo per il culo. A Ettore in quel momento importava soltanto poter stare con lei.
«Non mi credi, vero?»
«Oh sì, certo.»
«Non era una Fabbrica normale.»
«Ah sì? E che tipo di fabbrica era?»
«Orrori.»