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martedì 11 settembre 2012

Noi che... (ma anche no!): Il Militare

Eh sì, noi che... mentre ci godevamo gli ultimi anni di spensierata gioventù... ci arrivava una cavolo di cartolina che ti diceva CATEGORICAMENTE dove recarti un certo giorno a una certa ora. Un evento così shockante che ricordo ancora precisamente il giorno dell'arrivo della cartolina: 10 gennaio 2001. Mia Nonna poi... che me la porta pure piangendo... mentre stavo dormendo! No vabbè... scene da film drammatico senza speranza. Lì per lì credevo fosse una multa o qualcosa del genere. Poi vabbè... vedi il nome del Reggimento, della Caserma... e fine. 
Poco più di un mese dopo fui costretto a partire per Firenze, precisamente Scandicci. Per uno come me, vedersi arruolato nel "78° Reggimento Lupi di Toscana" (faceva impressione solo a pronunciarlo...) è stato un po' come se Berlusconi venisse iscritto di forza al rinato Partito Comunista Italiano, e costretto a presenziare e partecipare a tutti i congressi. A poco più di vent'anni, mi ritrovai catapultato in un incubo a occhi aperti.
Il primo mese mi passò davvero male: sveglia alle 6.30 del mattino con un tizio che ti urlava nelle orecchie dopo che potenti luci ti si accendevano all'improvviso; farsi la barba davanti a uno dei cinque-sei specchi disponibili in bagno, con altri disperati come te che cercavano di scavalcarti da ogni parte; marce (marce? ma perché cazzo IO devo marciare?!) sotto la pioggia e la neve; file interminabili per fare qualsiasi cosa: dal farti prendere le misure per quella orribile divisa, al mettere qualcosa sotto i denti nella mensa della Caserma; essere costretto a dividere la stanza con altri 7-8 elementi dei quali almeno la metà ti stava sulle palle; imbracciare un fucile pesantissimo e con quello marciare e poi sparare pure qualche colpo; e infine la cosa peggiore: ritrovarsi a guardare l'Arno stremato, disperato, scoraggiato e impotente, e a riflettere, in quelle poche ore di libertà che ti concedevano la sera (che scene che sto ricordando...), sul fatto che avevi davanti a te altri 9 mesi e mezzo di quella vita...

domenica 3 giugno 2012

Noi che... (ma anche no!): La Musica

Noi che... avevamo walkman e musicassette...
Ma anche no!
Cominciamo con ordine, ed elenchiamo tre aspetti per i quali no, non mi manca per niente il periodo della mia infanzia e prima adolescenza, quello delle musicassette e dei primi cd:
Le Musicassette: Ricordo ancora l'immagine del nastro marrone fuori dalla Musicassetta, il tentativo di evitare la tragedia prendendo la prima biro o matita nei paraggi e, con precisione e lentezza, infilarla nella rotellina della MC per riavvolgere il nastro. E se il nastro si riavvolgeva male, si piegava su se stesso in una sorta di immagine tridimensionale che mi ricordava alcune teorie sullo spazio-tempo... beh, allora erano guai.
E che dire della ricerca di questa o quella canzone? Oggi è semplice: che sia su un lettore portatile o al computer, basta scorrere l'elenco delle canzoni e scegliere la preferita. Con le MC no. Ricordo il nervosismo col quale schiacciavo freneticamente i tasti FF o REW, in un'alternanza spasmodica e snervante con il tasto Play. FF - Play... no; FF - Play... non ancora; FF - Play... no, l'ho saltata! REW - Play... troppo indietro! Vabbè, lasciamo perdere...

martedì 10 aprile 2012

Noi che... (ma anche no!): Il Computer

È morto Jack Tramiel, l'inventore del mitico Commodore 64, ovvero il mio primo computer. Un saluto da parte mia a Tramiel è allora doveroso, e prendo anche lo spunto, grazie alla sua creazione, per dedicare un nuovo post al "Noi che... (ma anche no!)": il Computer.
Oggi capita spesso di sentire frasi come queste: "Beh, i bambini di oggi sono più svegli! A cinque anni sanno già usare il computer!"
Oh... ma che geniacci questi bambini di oggi! Ma, care mamme e cari papà, voi che vi autodefinite ciucci informatici dei vostri tempi, se esistesse una macchina del tempo farei fare un bel viaggetto ai bambini geniali di oggi e li piazzerei lì, davanti a un Commodore 64. 
Lo ricordo ancora: il computer era un tutt'uno con la tastiera, spessa e pesante, che veniva collegata a un televisore (il mio un inguardabile 15 pollici) e a un mangianastri (sì, un mangianastri!) che faceva partire, attraverso cassette, videogiochi dozzinali e - l'unico programma che avevo - guide all'uso del computer. 

martedì 20 marzo 2012

Noi che... (ma anche no!): La Fotografia

Eh sì, noi che... con una macchina fotografica potevamo fare al massimo 36 foto con un rullino, e sperare con tutto il cuore che le foto uscissero bene, non sfocate, non tagliate o rovinate. Sì... che bei tempi eh?
Nel giorno del mio 10° compleanno mi fu regalata la mia prima macchina fotografica, una Yashica. Da allora la fotografia (amatoriale, sia chiaro, ed è questa l'oggetto del post) è stata sempre una delle mie grandi passioni. Quella stupenda macchina fotografica (dovrei ancora averla a casa dei miei, e appena torno giù devo assolutamente ritrovarla) me la sono portata in giro per tutta l'Italia, fino agli anni del militare e poco dopo. Già, le foto al militare... un capitolo a parte che andrà assolutamente affrontato!
Ma torniamo a parlare del passato e del rapporto che avevamo con le Macchine Fotografiche. Insomma, una delle altre cose che di certo non mi fanno provare nostalgia quando le ricordo, esclamando un mieloso "Noi che...". No... io che... avrei voluto tantissimo che negli anni della mia infanzia e adolescenza ci fossero state le digitali. Mi sono perso tantissimi momenti belli da immortalare, anche se, come detto, fortunatamente avevo spesso e volentieri la macchina fotografica (e non la fotocamera) a portata di mano. 
Il problema, comunque, non era tanto scattare la foto o averne la possibilità. Ti facevi una bella scorta di rullini, di pile, e via... le foto si facevano. I problemi erano altri. Tipo:

lunedì 12 marzo 2012

Noi che... (ma anche no!): La Ricerca

In questi giorni, tra una cosa e un'altra, sto leggendo il libro di Guccini, "Dizionario delle cose perdute". Ovviamente molte (finora tutte) delle cose perdute del Francesco Nazionalemiliano non riguardano quelle perdute dei miei tempi, ma è davvero interessante e divertente leggere di quelle dei suoi (e dei miei genitori) tempi andati.
Leggendo questo libro mi è comunque tornato in mente un tormentone di questi anni riguardo le cose andate, quel "Noi che"... che, perdonatemi, ho iniziato a odiare con tutto me stesso. Sì, ho capito che ci sono delle cose dei nostri tempi che ci fanno un sacco di malinconia, che ci fanno tornare bambini, che ci ricordano periodi davvero belli e spensierati. Ma è anche vero che questa storia dopo un po' mi ha stancato. Un certo personaggio televisivo ci sta costruendo un impero, e tra qualche anno non mi sorprenderei se uscisse una sua biografia intitolata: "Noi che... lucravamo grazie al Noi che"
Poi l'ho sempre detto: per tante cose che davvero ci mancano, ce ne sono tante altre che, sinceramente, almeno per quanto mi riguarda non mi mancano per niente...
Prima o poi, con atri post, elencherò tutte quelle che mi vengono in mente. 
Oggi, però, mentre cercavo un'informazione su un gruppo musicale, mi è tornato alla mente un "Noi che"... che non mi manca per niente: "La ricerca". Sì, quella che ti assegnavano alle elementari (ma non solo).