domenica 10 agosto 2014

Foto(face)book

Ne siamo sommersi. Foto ovunque. Su Facebook praticamente non vedo altro (oltre ai soliti errori/orrori nei commenti che stanno letteralmente facendo a pezzi la nostra povera lingua). 
Immancabile ovviamente il Selfie, da soli o in compagnia: oh, al decimo selfie uguale (perché nel 95% dei casi il contorno è inconsistente e resta in primo piano inevitabilmente la solita, stessa faccia) direi che la vostra faccia più o meno bella ce l'hanno più che presente i vostri amici e contatti. Basta, vi prego...
Le Vacanze poi vincono su tutto. Penso che a breve si comincerà ad andare in vacanza soltanto per pubblicare foto su Facebook: 
«Allora, com'era Parigi?»
«Boh, scusa... non hai visto le foto? Aspè, aspè... guarda, qui eravamo sotto alla Tour Eiffel.»
«Sì, vedo... e dal vivo com'è? Alta? Bella? Di ferro?»
«Boh, scusa... non hai visto le foto? Guarda qua, sì, sembra abbastanza alta, rispetto a noi... guarda qui, Manu fa la smorfia! Qui invece sto con la maglietta del Paris Saint Germain...»
Foto al Mare, immancabili in questo periodo. Il costume ormai non lo si sceglie più per chissà quali pratici motivi, ma in base a come verrà in foto: 
«Visto il mio nuovo costume?»
«No, non siamo state al mare insieme. Però sono curiosa, dai, fammelo vedere...»
«Sì, un attimo che mi collego a Face e... eccolo! Allora, ti piace? Oh, qui ho fatto la foto col marocchino che vendeva i pareo. E qua invece sto con una coppia che abbiamo conosciuto lì... aspè, come si chiamano... un attimo, vedo tra i contatti aggiunti ultimamente... sì, ecco, Giusy e Marco! Che simpatici... questa foto poi! Sto malissimo... non trovi?»
«Ma dov'era qui? Gallipoli?»
«Boh... aspè, che stupidotta che sei! Non hai visto che sotto la foto c'è il luogo dov'è stata scattata? È una figata, col GPS esce in automatico! Devi aggiornarti, tesoro!»  
E che dire delle foto dei Matrimoni? Cristo... le foto dei matrimoni. Ormai oltre agli album fotografici dai prezzi da strozzinaggio puro dei fotografi ("Eh, però ti fanno pure il filmino con la colonna sonora! E che vuoi che siano 6.000 euro per un ricordo del genere?". Ti ci mando adesso o dopo il divorzio?!) ci sono gli album infiniti degli invitati. Ovviamente su Facebook. Un giorno, quando o se mi sposerò, all'entrata della sala del comune (o inverosimilmente della chiesa) e del ristorante farò un po' come i professori prima di un esame: «Ragazzi, cellulari e tablet qui, sul tavolo. Spegneteli e accomodatevi».
Altro classico: il Cibo. Qui ci sono cascato pure io, lo ammetto. Ma una cosa è fotografare e pubblicare un piatto particolare, un'altra è fotografare e pubblicare ogni piatto ingurgitato, con immancabili simpatici (simpaticissimi, guarda...) commenti: sai, so com'è fatto un würstel o, peggio, un boccale di birra. 
Insomma, ormai si fotografa soltanto per Facebook. 
«Com'è venuta?»
«Insomma...»
«Insomma?! Cazzo... è fantastica! Che c'è che non va?»
«Beh, sei venuto troppo piccolo, così non ti vedono bene.»
«Non mi vedono bene? Chi?!»
«Su Facebook. Magari pubblicandola non mi esce con la stessa risoluzione, e ti vedono piccolo piccolo... Mannaggia! Peccato non si possa più rifare adesso...»
«Mi vedono piccolo piccolo?! C'è un'eclissi solare al tramonto sul mare dietro di me, e si vede benissimo! E tu pensi che non sia venuta bene perché i tuoi cazzo di amici mi vedono piccolo piccolo?!»
Che poi, su tutto, dopo una certa soglia di foto regna sovrana la più grande verità sulle foto pubblicate su Facebook: al 99% dei tuoi contatti (l'1% è, se c'è, l'altro soggetto delle foto) di quelle foto non gliene frega un cazzo. 
No, non c'è proprio limite al peggio... 
O forse sì. Quasi quasi mi selfo il post...

Il Mistero di Acaya [o Acaia (o Acaja)]

L'anno scorso nella nostra vacanza nel Salento ci siamo imbattuti in un piccolo borgo del leccese, una frazione di Vernole chiamata probabilmente Acaya. Probabilmente.
Il piccolo centro, oltre a essere molto caratteristico vista la sua particolare struttura (chiuso tra le mura e con un bel Castello proprio all'entrata), mi si presentò praticamente deserto in un'assolata mattinata di agosto. L'impatto fu molto suggestivo; mi aspettavo infatti da un momento all'altro la comparsa di qualche tumbleweed (le sterpaglie rotolanti dei deserti americani) e di un coyote ululante. Mi ritrovai invece a confrontarmi con il mistero legato al suo nome. 
Il buon Roberto Giacobbo si chiederebbe, serio e misterioso: come si chiama in realtà questo posto che sembra lontano anni luce dalla nostra realtà? Acaja? Come ci suggerisce quello straordinario prodigio della tecnologia probabilmente portato sulla Terra da intelligenze extraterresti chiamato Tom Tom?
Oppure Acaia, come ci mostra questo cartello di origini sconosciute situato all'inizio del piccolo e misterioso centro leccese?
O forse ancora Acaya, così com'è segnato su questa inquietante brochure che ci descrive l'oscuro Castello che domina il paese?
Intanto Wikipedia sembra essere certo che il vero nome sia proprio quest'ultimo; ma viste le prove che ho raccolto sul campo, possiamo esserne davvero certi?
Beh, in attesa che Giacobbo ci faccia per davvero una puntata di Voyager (tra tutti gli pseudomisteri che ci presenta nella trasmissione questo sarebbe senza dubbio uno dei più credibili e reali), il mistero resta, e io a fine agosto tornerò in zona per provare a risolverlo.

sabato 9 agosto 2014

La Peggiore delle Ipotesi

Da tifoso del Napoli ieri, come un po' tutti i miei colleghi di colori, al sorteggio per i Preliminari di Champions ho fatto i dovuti scongiuri. Tra tutte le possibili sfidanti bisognava evitarne assolutamente una: l'Athletic Bilbao. Il Napoli, Testa di Serie, avrebbe potuto sfidare francesi, belgi, turchi, danesi... e ovviamente anche gli spagnoli, sperando comunque di evitarli. Bene (anzi male), cosa esce dall'urna di Nyon? Gli spagnoli.
È andata male? Abbastanza.
Potrebbe andare peggio? Certo...
Pescare gli spagnoli dell'Athletic Bilbao infatti non è l'ipotesi peggiore. Quella, da veri professionisti catalizzatori di sfiga, sarebbe pescare gli spagnoli e affrontarli all'andata a Napoli con il ritorno decisivo... in Spagna, nonostante lo status di Testa di Serie. E allora?
E allora eccola che arriva, puntuale, la peggiore delle ipotesi.
In bocca al lupo Napoli... di certo la fortuna non ci ha mai aiutato. Speriamo ci renda sempre più forti.

lunedì 4 agosto 2014

Fenomeni da Baraccone: Il (ta)Vecchio che Avanza

Quasi lo adoro. Quasi. 
In un Calcio Italiano che vuole, anzi esige una rifondazione, l'inizio di un nuovo corso dopo aver toccato il fondo, la candidatura di Carlo Tavecchio a Presidente FIGC è così maledettamente fuori luogo, senza senso, assolutamente incompatibile con quel nuovo progetto che si vuole iniziare, che quasi faccio il tifo per lui. È incredibile come in Italia sia possibile una cosa del genere; è un po' come candidare Paolo Brosio a nuovo direttore del Mucca Assassina o Silvio Berlusconi a Segretario della Rifondazione del Partito di Rifondazione Comunista. Insomma, è come candidare un personaggio impresentabile del Vecchio Calcio Italiano a paladino del Nuovo Calcio Italiano. Eppure è così, è reale, è fattibile, anzi... è più che probabile. 
Tavecchio, dal canto suo, si è esibito in questi giorni in una campagna elettorale a dir poco impeccabile: tra negri mangiabanane e donne handicappate (ma molto simili ai maschi!), ieri il gran finale (ma forse c'è ancora spazio per altre minchiate), con il suo sfogo: "Nemmeno l'assassino Kennedy è stato trattato come me!" (dai, almeno un po' meglio sì... Lee Harvey Oswald è stato ammazzato poco dopo il misfatto). Che personaggio...
E allora rivediamoci alcune perle (dei porci) del possibile artefice della rifondazione del Calcio Italiano, cominciando dal suo Elogio della Donna Handicappata Molto Simile al Maschio...
...e finendo con il suo Manifesto Per un Calcio Libero dai Mangiatori di Banane:

venerdì 1 agosto 2014

The Strain: La Serie TV di Guillermo del Toro

Un'altra Serie TV che merita sicuramente un'occhiata è "The Strain", di Guillermo del Toro e Chuck Hogan. Amando particolarmente i lavori di Del Toro non potevo farmela sfuggire, e dalla visione delle prime 3 puntate posso ritenermi abbastanza soddisfatto. L'orrore c'è, la storia pure (anche se per il momento non mi sembra originalissima), e i personaggi sembrano stiano prendendo buone caratteristiche. Insomma, per il momento "The Strain" è promosso... ma ne riparleremo sicuramente meglio a Stagione finita.

Israele può

Cosa sarebbe successo se una Nazione, una qualunque al mondo, avesse bombardato una scuola col Simbolo dell'ONU provocando una strage di bambini? Non oso nemmeno immaginarlo...
Ma se la Nazione (Nazione?!) in questione è Israele, allora non serve nemmeno immaginarlo, perché è accaduto, e accadrà. E allora? E allora niente. Israele può. In poche parole Israele può fare quello che cazzo gli pare, anche provocare migliaia e migliaia di vittime innocenti tra le quali anche bambini; oppure proclamare tregue a casaccio e interromperle, appunto, quando gli pare, a caso, senza temere la benché minima reazione da parte dell'intera Comunità Internazionale; e parlo di interventi seri, non di cazziate verbali anche poco convinte. Si interviene in Iraq, in Afghanistan, in Siria - e non certo con cazziatoni verbali - ma non si interviene per fermare questi assassini senza dignità e senza scrupoli, occupanti e opprimenti. Perché?!
Perché Israele può.  
Palestina Libera.

Dylan Dog 335 - Il Calvario

In attesa del nuovo corso di "Dylan Dog", che inizierà col numero 337 in edicola a settembre (Spazio Profondo), merita di essere letto anche il numero di questo mese, il 335, "Il Calvario". Finalmente una bella storia, dove scopriremo anche un Dylan inedito, ovvero un attento papà...
Storia interessante, con un finale amaro e probabilmente fin troppo veritiero.