domenica 10 marzo 2024

La Zona d'Interesse (2023)

Alla fine sono riuscito a vedere al Cinema questo film a poche ore dalla cerimonia degli Oscar, dove lo troviamo candidato in ben 5 categorie, tra cui Miglior Film, Miglior Film Straniero e, soprattutto, Miglior Sonoro.
Sì, per "La Zona d'Interesse" vorrei sottolineare proprio quest'ultima candidatura: il sonoro. Perché? Perché la storia che ci viene raccontata in questo film è quella del comandante del campo di concentramento di Auschwitz Rudolf Höß (Hoss) e della sua famiglia. Tutto qua. Una storia in definitiva molto semplice, del tutto familiare, appunto, ma che ci disturberà in maniera profonda anche e soprattutto per quello che non vedremo, ma ascolteremo in sottofondo. Il sottofondo della vita tranquilla di una famiglia di nazisti a un passo da Auschwitz. 

E questo il film ce lo fa capire già dall'inizio, con una lunga scena in cui vedremo sfumare il titolo di testa accompagnato da un sonoro disturbante. Jonathan Glazer (mi aveva già colpito con "Under the Skin") dunque mette in scena le vicende della famiglia Höß, tra un compleanno, una gita, un tuffo in piscina e quattro chiacchiere sulla merce in arrivo dagli ebrei. Scordatevi dunque il solito film sull'olocausto ma, allo stesso tempo, aspettatevi comunque di ricevere il solito pugno nello stomaco. Un pugno stavolta forse più subdolo, ma che dall'inizio alla fine non vi lascerà in pace. Mai. 


Eppure non stiamo qui a parlare di un film violento. Assolutamente. È forse un film che per certi versi, tranne che in alcuni passaggi in cui ascoltiamo certi discorsi comunque mai del tutto espliciti, allo spettatore arrivato da un pianeta lontano che non conosce minimamente la storia della seconda guerra mondiale potrebbe sembrare un film noioso, quasi senza senso. Noi, però, quella storia la conosciamo, ed ecco allora che tutto ciò che non ci viene mostrato nel film lo vediamo invece chiaramente nella nostra mente, aiutata, stimolata, direi violentata dal sonoro di sottofondo che non ci lascia in pace neanche un attimo.


In un film del genere non si poteva poi trovare, a mio parere, finale più azzeccato. La banalità del male perpetrato, ma anche la banalità con cui forse, oggi, ci ritroviamo a osservare e a convivere di fronte a quel male.
VOTO (da 1 a 5): 🍿🍿🍿🍿🍿 - Non tappatevi le orecchie

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