Allora, è il terzo libro della Thomas che leggo. Il primo ("Che fine ha fatto Mr Y") mi era piaciuto, seppur con qualche riserva. Il secondo ("L'isola dei segreti") è stata una lettura divertente, senza comunque lasciare chissà quale segno. Arriviamo quindi al terzo... "Il nostro tragico Universo". Ebbene... ho fatto fatica, molta fatica a finirlo. Si inizia con quella che sembra una buona storia; si prosegue con quella che sembra una noiosissima storia; si conclude con quella che si rivela una non storia.
Sì, la Thomas scrive bene, è istruita, ha tecnica, sa tante cose...
Sì, in questo libro ci ha regalato qualche storia zen carina, qualche lezione su come leggere i tarocchi, su come fare dei calzini all'uncinetto e su come perdere tempo a sparlare di improbabili (e imbarazzanti) ipotesi esistenziali.
No, questo libro non mi è piaciuto per niente.
Si parla di narrativa, viene presentato come romanzo. Ora: se cercate qualcosa che si identifichi nel termine "romanzo", in libreria, dopo aver passato i polpastrelli sulla copertina di questo libro, passate immediatamente ad altro.
In definitiva: se qualcuno mi chiedesse, un giorno, "Di cosa parla questo libro? Qual è la storia?", io non saprei rispondere, non saprei cosa dire. La storia, praticamente, non c'è. Probabilmente la Thomas ha voluto regalarci la "storia senza storia" della quale scrive verso la fine (ah, che fatica...) del libro. Beh, grazie... ma passo.
Nella quarta di copertina, poi, si legge un "Ritmo vorticoso", recensito da Repubblica. Mi chiedo, a questo punto, cosa abbia letto in vita sua il recensore... perché per definire vorticoso il ritmo di questo libro bisogna essere abituati alla lettura dei bugiardini dei medicinali. Insomma, un motivo in più per ricordarci di non dar troppo credito ai commenti entusiastici piazzati lì in copertina (ebbene sì, si chiama pubblicità...)
(VOTO: 4 - Il nostro tragico libro...)
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