Per la diciannovenne Jay, l'autunno dovrebbe significare scuola, ragazzi e fine settimana al lago. Ma dopo un incontro sessuale apparentemente innocente, si ritrova perseguitata da strane visioni e dalla sensazione inevitabile che qualcuno, o qualcosa, la stia seguendo.
Ultimamente sono davvero pochi i film che mi
hanno lasciato qualcosa. Di Horror, poi, non ne parliamo. Ho visto qualche
settimana fa “The Conjuring – Il Caso Enfield”, e nonostante non possa dire che
mi sia dispiaciuto, allo stesso modo posso affermare che non mi abbia
entusiasmato.
“It Follows”, in tutto ciò, rappresenta
qualcosa di nuovo, e quindi sento di poterne scrivere. Il film è ben girato, le
ambientazioni perfette, la colonna sonora fantastica. E che dire del fattore
“tempo”? In che periodo ci troviamo? Il lettore e-book rosa e a forma di
conchiglia di Yara va a cozzare con le televisioni di almeno trent’anni fa, anzi
di più, e che trasmettono film Horror in bianco e nero.
Poi arriva la storia. “It” segue e insegue la
bella protagonista lungo tutto lo svolgimento del film, e il fatto che, come le
annuncia Jeff dopo avergli passato l’infezione (chiamiamola così), esso può
celarsi dietro la presenza di una qualsiasi persona, conosciuta o sconosciuta,
ci fa star lì a guardarci intorno insieme a lei, col timore che quella o
quell’altra persona possa essere la “cosa” che vuole raggiungerti e finalmente
prenderti. Si viene a creare così una bella tensione e - nonostante non si possa
dire che il film corra - un bel ritmo. Immagino quanto mi sarei incazzato se,
come mi capita quando vado (per fortuna raramente) al Cinema nella mia zona d'origine (ma più che altro al Sud in generale), il film
fosse stato interrotto a metà per permettere agli spettatori di sopperire ai
loro impellenti bisogni alimentari. Roba da chiedere il rimborso.
Ma tornando al film, cos’è quell’It, cos’è la
cosa che, come ci dice lo spot, “Non pensa, non ha pietà, non si ferma”?
(VOTO: 8 – Follow It)
*** SPOILER ***
Beh, è proprio questo, è proprio quello che
ci promette il Trailer. È qualcosa che agisce per non si sa quale scopo, non si
sa quale motivo. E il film continua così fino alla fine, fino alla bellissima
scena finale che ci mostra i due ormai fidanzatini, Jay e Paul, mano nella mano,
passeggiare per un Viale con alle spalle qualcuno che... li segue o non li
segue, è proprio la cosa (Paul, “contagiato” volutamente da Jay, ha passato,
liberandosi, o no la “cosa” alle prostitute intraviste qualche minuto prima, o
a qualcun altro?) o un semplice ragazzo lì di passaggio come i due? Questo il
finale non ce lo dice, così come non ci dice cosa fosse e cosa volesse “esso”.
E va bene così. Non amo particolarmente gli “spiegoni”, anche se capisco
benissimo chi li cerca e chi potrebbe così reputare un film del genere
incompleto. Sì, diciamo incompleto. Ma non riuscirei a capire chi definirebbe
questo film senza senso. La storia è tutta lì, e Mitchell ce la presenta senza
andare a cercare questa o quella spiegazione (che arriverà comunque in un sequel?). Cos’accadrebbe, per esempio, se
ci trovassimo a vivere noi stessi qualche esperienza paranormale? Qualche
episodio simile? Arriverebbe una voce fuori campo lì pronta a spiegarci tutto? Oppure un detective, un investigatore dell’incubo
che, contattato (ma chi?) da noi, che ci risolverebbe il caso con tanto, appunto, di spiegone finale aggiunto in fattura?
La verità è che se ci accadesse qualcosa di
simile, noi la vivremmo (spero di no) e basta, cercheremmo di sopravvivere e
scappare come i protagonisti, di passare la Cosa a qualcun altro e basta, senza
star lì a scervellarsi su cosa rappresenti, su cosa sia, perché nessuno,
ovviamente, potrebbe mai dircelo, mai svelarcelo. E questa scelta da parte del
regista, seppur rappresenti (lo dico da scrittore amatoriale) sicuramente una
facile scappatoia per evitare un finale banale o pessimo, io la preferisco
mille volte, appunto, rispetto alla scelta di svelare tutto e, magari,
banalizzare, sminuire, ridicolizzare tutta la storia sviluppata fino a quel
momento, così come succede in molti Horror in cui per tutto lo svolgimento del
film assistiamo alla presenza di un Male Assoluto e indefinito, fino a quando,
negli ultimi cinque minuti, eccolo, il Male Assoluto: il solito spirito
incazzato che perseguita questo o quello perché è morto in quella maniera o in
quell’altra.
E allora ben vengano altri “It Follows”, ben
vengano altre storie da incubo che, una volta usciti dal Cinema, continuino a
farci pensare, a farci discutere, e a far sì, infine, che a inseguire quel
qualcosa sia la nostra immaginazione.
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