mercoledì 1 agosto 2012

Antichrist (2009)

"Antichrist" è un film complicato. Difficile che qualcuno lo trovi "carino" o "così così". Il film di Lars von Trier si ama o si odia. 
Ci viene raccontato il dramma di una coppia, la vita dei due immediatamente dopo la tragica scomparsa del figlioletto. Come già accaduto in "Melancholia", il regista danese ci regala una scena iniziale straordinaria: la coppia è intenta in un rapporto sessuale, mentre il loro piccolo, aperto il cancelletto del lettino, si avvicina alla finestra spalancata dal vento, mentre fuori nevica. I due genitori continuano il loro rapporto, intenso. Il bambino sale sul davanzale e... cade giù. Lo vediamo in caduta libera, mentre i due continuano a fare sesso noncuranti della tragedia che si sta consumando a pochi passi da loro. La scena, tutta in bianco e nero e al rallentatore, è accompagnata in sottofondo dall'aria Lascia ch'io pianga di Georg Friedrich Händel. Una scena intensa, forte, fortissima, come un pugno nello stomaco.
È questo il prologo di "Antichrist", dove vediamo l'unico altro volto (quello del piccolo) del film oltre a quello dei due attori: persino nella scena seguente alla tragedia, quella del funerale, vediamo i volti delle persone che accompagnano il feretro oscurati. Un film, quindi, incentrato soltanto su due figure, marito (Willem Dafoe) e moglie (Charlotte Gainsbourg). Il tutto si sviluppa attraverso quattro capitoli: "Dolore"; "Pena"; "Disperazione"; "I Tre Mendicanti".
La decisione di ritirarsi in una casa nel bosco di Eden non si rivelerà per i due una buona idea: in un crescendo di violenza, verrà fuori una realtà ambigua, drammatica e impietosa. Le scene di sesso sono forti e, pian piano, sempre più crude (e tragiche). La fotografia è fantastica... la regia come sempre straordinaria.
Un film da amare o odiare. Io scelgo la prima.
(VOTO: 8 - Antiumano)

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