Ascolto molta musica, molti artisti, molti gruppi musicali. Amo gli Iron Maiden, i Litfiba, i classici del Rock come Pink Floyd, Led Zeppelin, Black Sabbath. Amo i cantautori, Battiato e Guccini su tutti. Amo la musica più o meno indipendente italiana, dagli Zen Circus ai Punkreas. E allora perché ho deciso di dedicare, nel corso degli anni, un sito ai Nomadi? Perché non dedicarlo ai Litfiba, a Battiato, ai Pink Floyd? La risposta sta tutta nell’amarezza che mi ha lasciato la vicenda dell’ultimo avvicendamento alla voce del gruppo. I Nomadi, rispetto agli altri, rispetto a tutti gli altri, non sono, non erano per me un semplice Gruppo Musicale. I Nomadi, come mi piaceva pensare fino a qualche tempo fa, sono un’Idea. I Nomadi sono un gruppo musicale contraddistinto dai valori che canta in gran parte della sua discografia. I Nomadi sono diversi. Ecco perché allora, quando nel 1994 mi imbattei per caso in una musicassetta verde ("Mixed by Erry", solo per intenditori) dal titolo “Contro”, fui letteralmente folgorato. Quelle canzoni, quel “Il Muro”, quella "Ad Est, ad est", quel “Il Libero”, quel “Contro”, erano canzoni diverse. Erano diverse da quelle che sentivo alla radio, che sentivo e vedevo in tv. Quel gruppo era diverso, diverso davvero, e quando cominciai a cercare prima nuove musicassette pirata al mercato del lunedì del mio paese (trovai “Ma Noi No!” e “Ma che film la vita”), e subito dopo (ormai innamorato di quel gruppo) CD originali ordinandoli al negozio di musica più vicino (a una quindicina di chilometri da casa), ne ebbi la conferma. Sì, i Nomadi erano un gruppo musicale diverso, che aveva dei valori, che li cantava, e che veniva seguito da un pubblico affezionato che era capace di farsi centinaia di chilometri per seguire un loro concerto, e farsene altri duecento per seguirne un altro il giorno dopo; è stata questa anche la mia storia, soprattutto nel periodo 1998/2001.
Ecco, dopo questa premessa, il perché della mia amarezza.
La vicenda Turato mi lascia basito, deluso, spiazzato.
Come ho già avuto modo di scrivere su qualche Social, credo che Beppe Carletti abbia tutto il diritto di cambiare la voce del suo gruppo. A maggior ragione un componente, Cristiano Turato, che è l’ultimo arrivato. Non mi trovo quindi a sindacare (e mai potrei farlo) sulla scelta di sostituire Cristiano, una scelta che può essere stata fatta per mille motivi. Ci sta, per esempio, che dopo 5 anni di collaborazione si tirino le somme e si decida di non continuare, per aspettative non mantenute, per un cambio di idee del componente in questione o del fondatore, o semplicemente perché Beppe aveva voglia di cambiare la voce ai suoi Nomadi o ancora perché ne voleva uno più simpatico. Nulla da eccepire.
Quello che mi ha lasciato amareggiato, profondamente deluso, è il trattamento che è stato riservato a Cristiano. Nella nota ufficiale del gruppo, nemmeno una parola (nemmeno nominato) nei suoi riguardi. Cambio di voce, subentra Yuri Cilloni, appuntamento a Domodossola. Punto. Deprimente, laddove si va a ringraziare per il lavoro svolto anche un allenatore perdente esonerato.
Ancora più grave il fatto che non sia stato permesso ai fan di salutare Cristiano, e a lui stesso di salutare il pubblico. Non solo: a chi non è stato a Novellara, non si è data nemmeno la possibilità di assistere all’ultimo concerto con Cristiano Turato. Insomma, voi che siete ormai già tutti innamorati di Yuri (ottima voce, gli auguro il meglio perché è uno di noi, ed è un gran bel cantante), immaginatevi cosa sarebbe successo se il vostro gruppo preferito non vi avesse avvisato dell’ultimo concerto con alla voce il vostro componente preferito. Io mi sarei incazzato da morire. Ai tanti fan di Danilo, per esempio, chiedo: cosa sarebbe accaduto se da un giorno all’altro vi sareste ritrovati con alla voce Cristiano Turato? Senza avvisi, senza la possibilità di poter vedere un’ultima volta Danilo con i Nomadi, a Mirandola o in qualche altro concerto precedente?
Ecco cosa è successo a un ammiratore di Cristiano. Magari non si è recato a Novellara, perché lontano, perché impegnato, aspettando di vedere i Nomadi in una delle tante date estive. E invece...
Bastava un niente. Bastava avvisare, come si fa tra persone civili, come si fa in un rapporto tra artista e fan, e magari quell'ammiratore dei Nomadi con Cristiano avrebbe fatto uno sforzo e sarebbe arrivato a Novellara, per sentirlo un’ultima volta, per salutarlo, per farsi salutare. E invece niente. Niente di niente.
Red Ronnie, nella diretta che ha fatto sabato notte sulla sua pagina Facebook, ha affermato di non essere andato a Novellara perché già informato della fine del rapporto con Turato. Lui sì, noi no. Lui sì, Cristiano... no? Non posso affermarlo, e non lo faccio. Sarà lo stesso Cristiano, magari, se vorrà, a farcelo sapere. Il suo messaggio su Facebook lo lascia intendere, ma io non voglio sbilanciarmi, perché non so. Se così fosse, però, se così fosse ecco un altro macigno, dopo quello dei mancati ringraziamenti e della mancata citazione nella nota ufficiale, e dopo quello del mancato avviso ai fans e a chi, soprattutto, è stato privato della possibilità di vederlo su quel palco per l’ultima volta.
Questo è quanto. Questa è la spiegazione della mia profonda delusione.
Qualche appunto finale, perché mi si può dire tutto tranne che non sia onesto.
La Questione Azienda: i Nomadi sono anche un’azienda, come lo sono i Litfiba, gli Iron Maiden, come lo è Gabbani. I Nomadi sono un’azienda come lo è anche l’ultimo gruppo a cui è stato proposto un contratto discografico. I Nomadi non possono non esserlo, perché quando ci sono di mezzo dei soldi, delle responsabilità, delle penali, degli impegni ufficiali, degli interessi, dei componenti, dei diritti da salvaguardare, devi essere un’azienda. Altrimenti si canta e si suona per strada col cappello sull'asfalto in cui lanciare monetine. Quindi, a chi accusa i Nomadi di essere un’azienda dico semplicemente di smetterla perché rischiano di cadere nel ridicolo.
La Questione Famiglia: i Nomadi non sono una famiglia. I Nomadi sono un gruppo musicale diverso da molti altri, con dei valori (e, ripeto, è per questo che mi sono incazzato riguardo il comportamento nei confronti di Cristiano Turato), ma non sono una famiglia. Forse un tempo lo erano, forse non lo sono mai stati, ma oggi, o da quando li seguo io, i Nomadi non sono una famiglia, e non ho nessun problema ad affermarlo. Forse l’ho pensato da adolescente, nella mia ingenuità, quando d’estate, insieme ad amici e mio padre, ci facevamo anche 3 concerti in 4 giorni in 3 Regioni diverse. Poi qualcosa, all’epoca, mi fece capire che quel gruppo su quel palco era un gruppo straordinario, seguito da un pubblico caloroso ma che era pur sempre un pubblico, fatto di persone, tante, tantissime belle persone; altre un po’ meno. E se qualcuno, tra quel pubblico, prendeva davvero alla lettera l’idea della "Famiglia Nomade", arrivando quasi a vivere con loro, io ho sempre cercato di vedere le cose come stavano, standomene alla larga. Dopo l’abbandono di Danilo, molti di quei famigliari se ne sono andati con lui, sputando veleno sul gruppo e su Beppe, addirittura su Cristiano. Molti, scopro soltanto adesso, hanno mal sopportato Cristiano, e stanno tirando un sospiro di sollievo in questi giorni, dopo il suo allontanamento, tessendo le lodi al nuovo cantante, arrivando ad affermare addirittura che “finalmente sono tornati i Nomadi e che Cristiano non era assolutamente adatto”. Dovreste vergognarvi.
Ma per fortuna, come detto, io quelle persone non le ho mai viste come una famiglia, ma come fans, e dunque un tale comportamento non mi ha colpito particolarmente. Con molti di loro mi sono trovato (e mi trovo ancora) benissimo, con altri meno, con altri ancora non mi sono trovato e basta. Com’è giusto che sia. Smettiamola, quindi, ancor di più dopo la vicenda Turato, di parlare di famiglia.
La Questione Settimo Elemento: un po’ come nel calcio si parla di Dodicesimo Uomo in campo riguardo il pubblico, con i Nomadi si potrebbe parlare di Settimo Elemento. Si potrebbe. Il pubblico è parte fondamentale di un concerto, ancor di più in un concerto dei Nomadi, così come accade nel calcio durante una partita. Ma una partita d’addio è stata dedicata a ogni calciatore importante, e soprattutto è stata data la possibilità al suo pubblico di salutare il campione: mi vengono in mente Del Piero, Baggio, ma se non vogliamo star qui a scomodare mostri sacri, ridimensiono e parlo di Roberto Sosa al Napoli (che è la mia squadra e dunque ne so qualcosa). Ecco, pubblico, ecco, dodicesimo uomo in campo, questa è l’ultima partita del Pampa Sosa, se volete assistere, se volete salutarlo, le porte sono aperte.
A Novellara non è accaduto nulla di tutto ciò. La parte del Settimo Elemento che amava Cristiano non ha avuto modo di vederlo e ascoltarlo per l’ultima volta. Che rabbia, se non fossi andato alla due giorni di Novellara, pensare che non avrei mai più avuto la possibilità di sentire la sua voce cantare le canzoni che amo. E allora, alla luce di tutto ciò, sento con amarezza di poter affermare che per me il Settimo Elemento se n’è andato con Cristiano.
Per chiudere: il mio rapporto con i Nomadi è evidentemente cambiato. Non per la sostituzione del cantante (Yuri come detto è bravo e gli auguro il meglio, Beppe come detto può cambiare tutti i cantanti che vuole, e deve farlo quando lo ritiene opportuno) ma per come quel cantante è stato sostituito, per come quell’uomo è stato sostituito, per come quel Settimo Elemento è stato trattato.
E allora, nel mio piccolo, lo ringrazio io, Cristiano Turato, lo ringrazia il sito dedicato al gruppo, creato ben 17 anni fa, lo ringrazio per i 5 anni di Nomadi, per i tanti concerti a cui ho assistito e ho cantato insieme a lui, per la sua disponibilità, per i suoi sorrisi, per le sue parole. In bocca al lupo, Cris.
E in bocca al lupo a Yuri Cilloni, augurandogli di vero cuore di starsene fuori dalle polemiche e soprattutto dai Social. E di cantare, soltanto cantare. Come ha fatto Cristiano.
Buon Viaggio Nomadi.
PS. C'è ancora gente, tra i fans, che non riesce a capire che la mia critica, e quella di tanti altri, non sta nella sostituzione del cantante Cristiano Turato. Sta nei modi, nei tempi, nello stile. Sta nella mancanza di rispetto nei confronti di quella parte del loro pubblico che Cristiano lo ammirava e lo ammira ancora. E se proprio non vi è chiaro, fa nulla: tornatevene a cantare sotto il palco come tanti invasati senza un minimo di personalità, senza un minimo di giudizio, senza un minimo di autostima. Io, se tornerò un giorno a cantare sotto quel palco, lo farò consapevole di ciò che sono, di ciò che penso e di ciò che ritengo giusto o sbagliato. Ciò che ritengo giusto o sbagliato io, e non il leader del gruppo che amo. Svegliatevi. O tornatevene a dormire senza far rumore. Ne va della vostra evanescente reputazione.
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