Tratto dal romanzo di Fantascienza Apocalittica "Nihon chinbotsu" del 1973 di Sakyo Komatsu, l'Anime "Japan Sinks 2020" è disponibile su Netflix da ormai un mese.
Ci troviamo a Tokyo, e siamo nel 2020. La città viene all'improvviso devastata da un terremoto violentissimo, che coinvolge l'intero Giappone. Ad aggiungersi all'immane tragedia, arriveranno ovviamente anche degli altrettanto devastanti tsunami. Le vittime sono tantissime, e il Giappone sembra che stia letteralmente sprofondando nel mare. Le vicende che seguiremo in questo scenario apocalittico, sono quelle della famiglia Mutou: la quattordicenne Ayumu, insieme al padre, alla madre, e al suo fratellino, proveranno allora a sopravvivere, a mettersi in salvo, insieme ad altri personaggi che via via si uniranno nella narrazione.
La Serie, composta da 10 episodi di poco più di venti minuti l'uno, è senza dubbio interessante, ma mi ha dato l'impressione di non aver sfruttato del tutto il suo potenziale. Le prime perplessità, credo del tutto soggettive, sono arrivate subito: ho faticato un po' nel simpatizzare con una famiglia che, in una situazione del genere (drammatica è dire poco), sembrava essere in viaggio per una gita fuori porta, con tanto di battute, foto ricordo e colpi di viva la vita che bella la vita, mentre intorno a loro le città cadevano a pezzi, le strade si squarciavano, e dal cielo... piovevano sangue e corpi. Superate comunque queste mie, ripeto, personalissime perplessità, il resto è scivolato via in maniera abbastanza godibile, laddove la drammaticità della situazione è stata descritta e messa in scena molto bene in alcuni passaggi, in cui ci si rendeva conto che la morte era sempre lì dietro l'angolo, improvvisa e cieca, così come doveva essere in uno scenario del genere. Ciò che ha funzionato meno, però, credo sia stato innanzitutto lo slittamento temporale della storia, che nell'opera originale era ambientata negli anni '70, mentre in questa Serie TV ce la ritroviamo nel 2020. Non ho letto il romanzo (inedito in Italia), ma penso sia chiara la difficoltà di ricreare le atmosfere originali in un contesto tragico in cui, faccio l'esempio più banale, non esistevano i cellulari, in un altro dove addirittura uno dei protagonisti principali è uno Youtuber. Insomma... i problemi derivanti credo siano abbastanza semplici da immaginare. Così come l'aver buttato nel calderone temi come il razzismo e la xenofobia, appena accennati, quasi come per ricordarci banalmente in che mondo viviamo. Altra pecca, che per quanto mi riguarda fa calare ancor di più il mio gradimento, sono i dialoghi, mai davvero illuminanti.
Ultima nota: incredibile come un prodotto del genere sia arrivato (e ambientato) proprio in un anno come il 2020. Ecco, forse è proprio per questo che alla fine sono riuscito addirittura a empatizzare un minimo con i personaggi. Un minimo.
(VOTO: 6 - Si salvi chi può)
Fare film di fantascienza con un minimo di credibilità è complicatissimo.
RispondiEliminaVisto che è su Netflix uno sguardo glielo do anche...
RispondiElimina@Gus: concordo. Infatti di opere di fantascienza davvero belle e credibili ce ne sono pochissime...
RispondiElimina@Franco: sì, uno sguardo lo merita. Peccato perché poteva essere sviluppato meglio...
I disegni mi sembrano fatti dagli stessi autori dell'ultima versione di Devilman..
RispondiEliminaPassi Holly&Benji, ma tutta questa necessità di attualizzare opere del passato, mettendoci smartphone e Internet, non la vedo proprio :D
Me lo da "attualmente non riproducibile"...😱 provo più tardi
RispondiElimina@Riky: hai proprio ragione. Mamma mia quanto le odio 'ste cose. Il peggio è stato fatto con I Cavalieri dello Zodiaco nella nuova versione proprio su Netflix... inguardabile -_-
RispondiElimina@Franco: chissà perché! Sono andato a controllare e a me lo dà disponibile senza problemi...
Hai ragione.. era un problema di Netflix.. (ma probabilmente cercava di salvarmi.. ahahah)
RispondiEliminaAhahah può darsi... :D Se alla fine riuscirai a guardarla, fammi comunque sapere cosa ne pensi ;)
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