Adoro Francesco Guccini come cantautore. Nonostante ciò, non mi ero mai avventurato nella lettura di un libro scritto da lui (molti, poi, non me ne hanno parlato benissimo). Vedendo questo bel volume in libreria, però, ho deciso di prenderlo, incuriosito dal titolo e, ovviamente, dall'autore.
Questo "Dizionario delle Cose Perdute" è senz'altro un volume molto interessante, che fa scoprire a chi, come me, ha "qualche" anno in meno rispetto a Guccini, cose scomparse e a volte mai neanche immaginate dai miei coetanei o più giovani.
Alcune cose, comunque, le ricordo anch'io: è il caso della "Cucina economica", che mi ritrovo ancora nella casa dei miei nonni. O le "Ghiacciaie", ancora presenti (come reperti archeologici) in alcune campagne del mio paese. E che dire della "Naja"? Io, invece dei 18 mesi Gucciniani (e di mio padre), ne ho fatti soltanto 10, ma in molte cose descritte nel capitolo, nonostante gli anni di differenza, mi ci sono ritrovato appieno.
Lontane, invece, altre cose. I "Cinema" pieni di fumo, le "Braghe corte", i "Cantastorie", i "Pennini": cose che appartengono a un passato a volte sfiorato, a volte davvero lontano.
In altre cose, invece, ho ritrovato racconti di parenti e conoscenti: sto parlando della magia del primo "Telefono", dei "Liquori fai da te", dei "Giochi", del "Lattaio", del "Carbone", della "Maglia di Lana"... insomma, ricordi di racconti di gente che li ricordava per davvero.
Guccini ci parla delle sue cose perdute, e ci mostra, in maniera un po' superficiale a mio parere, il cambiamento a cui la nostra Società è andata incontro, un cambiamento che, si sa, è e sarà sempre in atto.
Insomma, un bel libro che, come accennato, affrontato in maniera un po' più profonda poteva regalare qualcosa in più. E qualche altra cosa perduta poteva sicuramente essere raccontata: non credo che a Guccini sia stato imposto dall'Editore un certo limite di battute.
O sì?
(VOTO: 6,5 - Cose di altri tempi)
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