Nell'anno in cui i Nomadi festeggiano 50 anni di straordinaria carriera, Beppe Carletti, Tastierista, Leader e Fondatore del Gruppo nel lontano ’63, ci racconta la vita di questo incredibile fenomeno musicale tutto italiano, in un libro molto bello, una biografia divisa in 50 capitoli e che ci farà ripercorrere le tappe fondamentali dei Nomadi, dalla nascita alla morte data per certa in più occasioni dai soliti disfattisti, alla prima e alla seconda rinascita.
La storia dei Nomadi non è la storia di un gruppo musicale qualsiasi. Lo si capisce già dai primi anni, in cui il beat esplodeva e i ragazzi di Novellara, con Augusto e Beppe su tutti, pensavano a offrire al pubblico qualcosa in più rispetto alla miriade di gruppi che nascevano in quegli anni: del contenuto. Già, non soltanto musica e ritornelli scanzonati, ma contenuti. Dopo il classico manifesto del movimento beat, “Come potete giudicar”, i Nomadi continuano su quella linea, dimostrandolo subito con i primi successi, firmati da un allora sconosciuto cantautore emiliano, un certo Francesco Guccini: “Noi non ci saremo”, “Dio è morto”, “Canzone per un’amica”. I Nomadi, quindi, gettano subito le basi per quello che poi diventeranno: un Gruppo diverso, anticonformista, fuori dagli schemi, dalle mode, dai soliti giri. È per questo, come ci racconta Beppe, che i Nomadi andranno incontro a grandi difficoltà nel circuito nazionale musicale, ma è proprio e soprattutto per questo che i Nomadi diventeranno quello che sono oggi, a distanza di 50 anni dalla fondazione, cioè uno dei Gruppi Musicali più longevi al mondo e con un seguito ancora straordinario.
Qualcuno, non conoscendoli, potrebbe etichettare i Nomadi come un gruppo “vecchio”, un gruppo alla stregua dei Dik Dik, dell’Equipe 84, o dei Ricchi e Poveri; può succedere, certo, ma soltanto a chi è fondamentalmente ignorante in materia di musica. Con l’ultimo disco, infatti, i Nomadi sono riusciti a piazzarsi al 3° posto nella classifica dei dischi più venduti in Italia. Roba, ovviamente, sognata non soltanto dai Gruppi quasi-estinti già citati, ma anche da artisti ben più blasonati e appoggiati da chissà chi, che magari con otto concerti all'anno e un disco in fotocopia riescono miracolosamente ad avere più visibilità e spazio di altri che, probabilmente, di Santi in Paradiso non ne hanno e, fortunatamente, non ne hanno nemmeno bisogno.
Beppe Carletti, un artista e un uomo che ha la mia totale stima per tutto ciò che ha fatto, musicalmente e umanamente, ci descrive quindi la storia della vita dei Nomadi, di quel gruppetto beat fondato insieme a quel capellone con gli occhiali che per 30 anni ne diventerà l’icona: Augusto Daolio. L’immagine di Augusto è un’immagine straordinariamente positiva, limpida, umana, artistica, e conoscendo la storia dei Nomadi non si potrà fare a meno di provare una tristezza di fondo per l’accanimento con cui il destino si è spesso mascherato da sfortuna e ha colpito il Gruppo, senza pietà. Nel 1992, nel periodo in cui i Nomadi, dopo quasi 30 anni di carriera, attraversavano il momento più importante e di rilanciato successo, il Gruppo viene colpito da due lutti, a distanza di pochissimi mesi: a maggio muore in un incidente stradale il giovane bassista Dante Pergreffi; poco meno di cinque mesi dopo, a ottobre, si spegne la voce dei Nomadi: Augusto Daolio.
Chi, dopo una situazione del genere, avrebbe avuto la forza non solo di continuare, ma addirittura di far esplodere i Nomadi in anni di successo e vendite stratosferiche? Lo sappiamo tutti, una sola persona: Beppe Carletti di Novi di Modena. Il fondatore del Gruppo, grazie anche all'aiuto di un popolo di fans (Popolo Nomade, appunto) che non ha eguali in Italia, farà rinascere i Nomadi, così come sono certo avrebbero voluto sia Dante che Augusto. I Nomadi dal ’93 in poi scalano classifiche e successo, arrivano ai quarant'anni con un disco che venderà centinaia di migliaia di copie, arriveranno al primo e ai primi posti della classifica, gireranno il mondo, aiuteranno il mondo, aiuteranno la loro Terra, quell'Emilia colpita dal Terremoto e che ha saputo subito rialzarsi grazie anche all'aiuto di questo straordinario Gruppo, che con il suo fondatore in poco tempo organizza un grande concerto a Bologna e raccoglie milioni di euro subito utilizzati per opere di ricostruzione tangibili dopo pochi mesi. Ed ecco che, ripercorrendo la storia dei Nomadi da quel maledetto 1992 in poi torna un velo di tristezza: Augusto che aveva fondato il Gruppo, che aveva attraversato insieme a Beppe periodi bui, neri come la notte (e il fumo quando parte un treno... “Rosso”, 1990), che aveva quasi assistito alla distruzione dei Nomadi per colpa di qualcuno che probabilmente “nomade” non lo era davvero, e che infine aveva ritrovato i suoi Nomadi con l’arrivo di Cico e Daniele... beh, quell'Augusto purtroppo non ha potuto vivere gli anni di maggiore successo del suo gruppo, un successo meritato e legittimato. Sì, è questo ciò che mi rimane ogni volta che rileggo o ripenso alla storia dei Nomadi: un velo di tristezza per Augusto e Dante, per quello che avrebbero potuto essere e avrebbero potuto vivere. Ma c’è anche altro che mi regala la storia dei Nomadi: la gioia di poter vivere ancora la loro storia, attraverso i concerti, le canzoni, i video. Sono orgoglioso di potermi definire fan di un gruppo che ha 50 anni e che non li dimostra (come ho già affermato in altre circostanze, sono avanti anni luce rispetto ai “giovani” sfornati da reality, colpi di spazzola e paroline vuote), e di seguirli praticamente da quasi 20 anni. Sono felice di vederli felici, lì sul palco o tra la gente, Beppe, Cico, Daniele, Massimo, Sergio e il nuovo acquisto, Cristiano, che ormai mi sembra sia lì da una vita, per la forza, la professionalità, l’umanità e, incredibilmente, per l’essere “nomade” fin da subito.
A Beppe Carletti un nuovo “Grazie”, per questa sua nuova testimonianza e, soprattutto, per tutto ciò che ha fatto. Perché la storia dei Nomadi – e chi li conosce lo sa – è la storia non soltanto di un Gruppo Musicale, ma di un’Idea che ha nella Musica la sua Voce, e nel suo Popolo e nella sua straordinaria Umanità la sua forza.
È stato e, sono certo, sarà ancora bellissimo.
Auguri Nomadi!
(VOTO: 50 - Noi ci siamo e ci saremo)
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