Con in corso la Terza Stagione, qualche parola volevo spenderla anche per la Seconda. Era difficile confermare quanto di buono era già stato fatto nella Prima, ma "Homeland" nella Seconda ci riesce, e alla grande. Per certi versi la trovo anche più bella della Prima, con intrecci e dinamiche che sembrano pian piano scivolare verso un ottimo lieto fine che, come scopriremo, non ci sarà. Carrie è un personaggio forte, che spicca su tutti. I suoi problemi “umani” in questa Stagione si mostreranno ancora di più, e la relazione con Brody assumerà contorni forti, in un’altalena di emozioni. L’episodio finale è ovviamente un grande, grandissimo anello di congiunzione con ciò che vedremo nella Terza Stagione. La situazione che inizialmente sembra essersi appianata precipita di colpo, rimescolando tutte le carte in gioco e scoprendone alcune che, adesso, assumono significati diversi e forti, che cambiano totalmente la visione d’insieme che si era creata in un’America che fa ancora i conti con l’11 settembre. Alla fine, come immagine di questa altrettanto bella Stagione di "Homeland", voglio ricordare l’espressione di Saul nell'ultima scena, e leggervi... qualsiasi cosa.
(VOTO: 8 – Macerie d’America)
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