Dopo aver parlato (e ahimé visto) di “Leftovers” sembra fin troppo facile promuovere “In the Flesh”. Per fortuna questa Serie TV britannica l’ho vista e promossa già tempo fa.
Semplicisticamente parlando, si tratta di zombie: “La trama è impostata subito dopo un attacco di zombie nel villaggio immaginario di Roarton (Lancashire, Inghilterra). L'adolescente Kieren Walker, morto suicida, viene "ri-animato" insieme a migliaia di altre persone in precedenza zombie. Dopo un lungo periodo di riabilitazione e di farmaci, gli zombie vengono giudicati e, se idonei, rimandati indietro alle loro case e famiglie.”
Ma il loro ritorno nella Società è tutt’altro che semplice. C’è chi ce l’ha a morte (e ci calza a pennello) con queste persone affette da “Sindrome da Decesso Parziale - PDS”, accusandoli di essere degli assassini adesso semplicemente sedati ma pronti a ricominciare il pranzo appena ne avranno possibilità o modo; e chi invece vuole che questi si reintegrino nella Società, seppur a colpi di cerone, lenti a contatto e terapie quotidiane. Fanno parte della seconda schiera, ovviamente, i parenti degli “zombie”, ma non tutti... e non starò qui a dirvi chi perché, quando c’è qualcosa di bello da vedere, non faccio spoiler come accade con le cose brutte da (possibilmente) non vedere, com’è accaduto con “Leftovers”.
Ma il loro ritorno nella Società è tutt’altro che semplice. C’è chi ce l’ha a morte (e ci calza a pennello) con queste persone affette da “Sindrome da Decesso Parziale - PDS”, accusandoli di essere degli assassini adesso semplicemente sedati ma pronti a ricominciare il pranzo appena ne avranno possibilità o modo; e chi invece vuole che questi si reintegrino nella Società, seppur a colpi di cerone, lenti a contatto e terapie quotidiane. Fanno parte della seconda schiera, ovviamente, i parenti degli “zombie”, ma non tutti... e non starò qui a dirvi chi perché, quando c’è qualcosa di bello da vedere, non faccio spoiler come accade con le cose brutte da (possibilmente) non vedere, com’è accaduto con “Leftovers”.
I Tre Episodi della Prima Stagione sono bellissimi. La Prima Stagione intera è a mio parere una perla, con un finale struggente e intenso. La colonna sonora, poi, è azzecatissima.
Sono Sei, invece, gli Episodi della Seconda Stagione che, lo ammetto, all’inizio mi è sembrata partire maluccio. Poi per fortuna, episodio dopo episodio, mi ha fatto ricredere, e la Serie non cade nella banalità o, peggio ancora, in rapporti d’amore adolescenziali tra vivi e morti (mi ricorderebbe qualcosa). È anche questo, a mio parere, uno dei punti di forza di “In The Flesh”. L’amore c’è, di fondo, e nemmeno di quello banale. Anzi...
Il Finale di Stagione è anche qui interessante ma, al contrario di quello della Prima Stagione, più aperto, più “commerciale”, se vogliamo. Ma ci sta, anzi, ci starebbe. Peccato infatti che la Serie non verrà rinnovata. Niente Terza Stagione.
È così che va. Due ottimi prodotti come “In the Flesh” e “Utopia” non vengono rinnovati; altri banali ma accompagnati da sonore risate preregistrate si rinnovano a ciclo continuo. “In the Flesh”, poi, pecca probabilmente in una caratteristica molto richiesta in Serie TV del genere: si scopa poco. Eh no, “In the Flesh”, nonostante possa sembrare attinente per argomenti a “True Blood”, per esempio, è lontano da questo anni luce. Si tromba poco o niente, il protagonista non è uno strafigo (almeno credo, potrei esser smentito dal pubblico femminile, ma non me ne vogliate... non me ne intendo!), e gli argomenti di fondo (ma non troppo di fondo) fanno riflettere.
Peccato dunque non rivedere Kieren Walker sua sorella Jem, i suoi genitori, Simon ed Amy (bellissimo e originale il rapporto tra lei e Kieren), tutti ottimi e interessanti personaggi, nonostante si stia parlando di una Serie che conta in totale soltanto 9 episodi. Sulla Prima Stagione, in particolare, forse c’è soltanto questo da fare come appunto: 3 episodi sono davvero pochi per affrontare una storia del genere. Ma forse, in fondo, allungando il brodo sarebbero venute meno le caratteristiche forti che sono venute fuori da “In the Flesh”. Sì, perché, nonostante sia formata da soltanto 3 episodi, la Prima Stagione riesce a raccontarci, a mio parere, tutto ciò che doveva raccontarci.
Stavo per consigliarvi di guardarvela in lingua originale... ma non serve. Non è ancora arrivata in Italia e, forse, non arriverà. A meno che, visto l’uso del cosmetico da parte dei protagonisti per nascondere la loro brutta cera, i distributori in Italia non avranno la brillante idea di non tradurre alla lettera il titolo e presentarla come... “50 Sfumature di Cerone”.
Lunga vita, nonostante tutto, agli affetti da PDS!
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