sabato 24 aprile 2021

Dylan Dog 415 - Vendetta in Maschera

In un periodo in cui il tempo libero per la lettura è quasi interamente dedicato alle "Visioni" di Harlan Ellison, sono riuscito a leggere il Dylan Dog mensile con molto ritardo. Il Numero 415, "Vendetta in Maschera", dalla copertina e dalle prime pagine potrebbe dare l'idea di un Albo dedicato e influenzato dal capolavoro di William Golding, "Il Signore delle Mosche", ma in realtà non è così. Si parla comunque di un gruppo di ragazzini emarginati, che fanno cose decisamente sbagliate, come rapinare e terrorizzare innocenti frequentatori di un parco. E lo fanno, ovviamente, in maschera. Come nel romanzo di Golding, il gruppo è legato da delle regole ben precise, e non sono ammesse trasgressioni. Ma tra rapine e scorribande varie, sembra che a un certo punto i ragazzini si siano spinti un po' oltre. Ci si chiederà ben presto, infatti, se i terribili omicidi commessi siano opera o meno del gruppo di ragazzi mascherati. E il nostro Dylan, come sempre, proverà a far luce sul caso.

Un caso che però si allontana di parecchio dalle tematiche e dalle atmosfere dylandoghiane. Qui tutto è relativamente semplice, e la storia vola via senza particolari spunti originali, tant'è che, mi viene da dire, il caso l'avrebbe potuto rivolvere un qualsiasi indagatore. Il messaggio di fondo ovviamente c'è: l'emarginazione e la voglia di essere accettati emergono chiaramente nella storia, ma è questo il tipo di storia che ci si aspetta in un Albo che ha come protagonista un Indagatore dell'Incubo? Ovviamente no. 
Non mi hanno fatto impazzire neanche i disegni di Andrea Chella, e, udite udite, neppure la copertina di Gigi Cavenago
Insomma, un Albo più che dimenticabile. Non mi resta che tornare alle Visioni di Ellison.
(VOTO: 5 - Una Brutta Maschera)

2 commenti:

  1. A me invece, che l'ho letto prima del solito (di solito passa qualche settimana e ho già quello nuovo) non mi è dispiaciuto affatto, anzi, per certi versi mi è parso un ritorno al buon vecchi DD del quale sentiamo la mancanza. Più per le idee e l'atmosfera, che per la realizzazione finale... che, in questo concordo con te, non è dylandoghiana.

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    1. Ah certo, analizzato sotto questo aspetto hai ragione. È soltanto che da un certo tipo di storie mi aspetto sempre la presenza di qualcosa di "straordinario", che qui non ho trovato. ;)

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