martedì 31 ottobre 2023

L'Uomo Zucca

È dal 2019 che scrivo sempre qualcosa nella Notte di Halloween, perché questa notte mi ispira un sacco, in barba a tutti i santoni, patrioti e paladini della luce; noi nelle tenebre ci sguazziamo!
Due anni fa, poi, ho voluto pubblicare un mio racconto a tema, "Luci Spente", già pubblicato su un'antologia di racconti di Halloween (potete trovarlo qui). Quest'anno però ho voluto fare qualcosa di più: scrivere di sana pianta un nuovo racconto esclusivamente per il blog. Il tempo per la mia Scrittura negli ultimi tempi è davvero poco, ma ho voluto provarci lo stesso. Luci soffuse, un'idea arrivata come un lampo (come spesso accade), e via con la fantasia...
Per chi avrà la pazienza di leggere questo racconto, una premessa: non è una storia per bambini nonostante i protagonisti siano dei ragazzini e nonostante il titolo possa risultare anche simpatico. 
Adesso, quindi, spegnete le luci. Sì, tutte. Buio totale intorno a voi.
Come? Io? Ho detto di aver avuto luci soffuse mentre scrivevo questo racconto? Beh, signori miei, così mi costringete a confessarvi una segreto: ciò che state per leggere non è in realtà tutta farina del mio sacco. La storia che vi racconterò stasera mi è stata sussurrata da qualcuno, alle mie spalle, che aveva la brutta abitudine di avvicinarsi troppo quando le luci si spegnevano. E dovete sapere che io odio essere toccato dagli esseri umani. Se a farlo, poi, è qualcosa che di umano non ha nulla... cazzo, altro che luci soffuse! Forse avrei dovuto scrivere 'sta roba con un faro puntato in faccia.

Guido Pacitto
L'UOMO ZUCCA

  Niente dolcetto o scherzetto stasera.
  Siamo a casa di Micky, nella grande cantina semivuota con la finestra lunga e stretta in alto, dalla quale entra la luce arancione dei lampioni pubblici che sembra essere perfetta per questa notte speciale. A far compagnia a quella luce c'è anche quella di quattro candele piazzate al centro del gruppetto di amici in cantina. Quattro candele piantate con la cera su altrettante zucche, intagliate per l'occasione. 
  - Ed è così che si invoca l'Uomo Zucca... - esclama Micky, chiudendo il libro che ha tra le mani. Se ne sta seduto con le gambe incrociate sul pavimento freddo della cantina.
  - Bella storia - dice Piero, proprio di fronte a lui. Se ne sta anch'egli seduto a terra con le gambe incrociate.
  - Non è una storia - risponde subito Micky, aggiustandosi il ciuffo rosso con la mano destra.
  - E che cos'è? L'hai letta su quel libro... - fa Giusy, che in realtà si chiama Giuseppina, così come Micky in realtà si chiama Michele. 
  - Su questo? - le risponde lui, mostrandole meglio il libro dalla copertina arancione. La ragazzina se ne sta seduta su uno sgabello di legno, gambe e piedi uniti con le mani poggiate sulle ginocchia; sembra una perfettina. E lo sembra perché lo è.
  Il compagno di classe allora apre il libro e le mostra anche il contenuto: scarabocchi colorati. - Questo è l'album su cui disegnavo da piccolo.
  - E perché hai fatto finta di leggere da quel coso? - chiede ancora Giusy, sorpresa e quasi disgustata.
  - Scherzetto!
  - Avevamo detto niente scherzetti, stasera! - interviene il quarto e ultimo ragazzo in cantina. Si chiama Armando e si fa chiamare Armando. Come del resto anche Piero si fa chiamare così come si chiama. Anche lui, come gli altri suoi due compagni maschi, se ne sta seduto a terra, ma senza gambe incrociate.
  Micky gli sorride, e si limita a un'alzata di spalle. Poi aggiunge: - Allora?
  - Allora cosa? - esclamano all'unisono Giusy e Piero.
  Le fiamme delle candele che sono al centro del cerchio formato dai quattro ragazzi tremano. Qualcosa all'esterno canta. O urla. Un gufo, forse. Oppure qualcos'altro; è la notte di Halloween, ragazzi.
  - Lo invochiamo?
  Giusy, Armando e Piero si guardano. È quest'ultimo, infine, a parlare: - No.
  - Hai paura? - chiede Micky con un mezzo sorriso sulle labbra.
  - No, certo che no!
  - E allora perché non vuoi?
  - Perché so già come va a finire.
  Micky sorride ancora. Poi aggiunge: - Andrà a finire con l'arrivo dell'Uomo Zucca. Perciò hai paura...
  - Andrà a finire con l'arrivo di tuo padre vestito da Uomo Zucca! Non ci casco, Micky, proprio no! 
  - Sì, ha ragione Piero, non ci caschiamo - aggiunge Giusy.
  - Facciamolo... - interviene all'improvviso Armando, serio.
  Gli altri lo guardano, altrettanto seri.
  Il sorriso è scomparso dalle labbra sottili di Micky. - Dobbiamo esclamare la formula tutti e quattro, insieme. E bruciare il nostro sangue - esclama con voce ferma, scandendo bene le parole.
  - Smettila! Davvero credi a queste stronzate? - Giusy lo guarda con superiorità. Anche perché si sente tale, soprattutto in quel momento, davanti a un ragazzino che crede che con quattro gocce di sangue e una formula strampalata si possa evocare una sorta di mostro con la testa a forma di zucca.
  - Non mi ferirò solo per far arrivare tuo padre vestito da pupazzo, Micky, proprio no! - aggiunge Piero. Si sistema gli enormi occhiali sul naso.
  Micky si alza. Indossa un paio di jeans strappati e una felpa nera con il cappuccio. Guarda i suoi tre amici, disposti in circolo attorno alle quattro candele accese. - Ti giuro, anzi vi giuro solennemente che non arriverà mio padre né nessun altro adulto vestito da Uomo Zucca. Vi giuro solennemente che se eseguiremo alla perfezione il rituale qui, in questa cantina, in questa magica notte, arriverà per davvero... Lui
  Piero sente un brivido attraversargli la schiena. Sorride. Del resto una notte come quella è nata proprio per provare esperienze e brividi come quelli. - Dai... ci sto! - esclama. 
  Giusy gli lancia un'occhiataccia. - Ma dai! Pure tu?!
  - Che ci costa? Tanto non arriverà nessuno!
  - Sicuro... - aggiunge Armando. Si è alzato anche lui, ricci castani folti e mani infilate nelle tasche larghe della sua tuta grigia, nella sua solita posa da uomo di mondo sicuro di sé. 
  I tre ragazzi guardano Giusy. Se ne sta ancora seduta sullo sgabello con le gambe unite e le mani sulle ginocchia. - Perché mi guardate così?
  - Stiamo aspettando - risponde Micky.
  - State aspettando cosa?
  - Ci stai? Lo invochiamo?
  La ragazza sbuffa. Con i suoi quattordici anni suonati è la più grande dei quattro. - E va bene... facciamo 'sta pagliacciata! 
  I tre maschi sorridono eccitati. Micky si sfila dalla tasca dei jeans un coltellino e, con inspiegabile fretta, si taglia il polpastrello dell'indice sinistro. Mentre la punta del suo dito si tinge di rosso, passa il coltellino ad Armando, che lo imita senza esitazione. La lama passa così a Piero, che aspetta un un paio di secondi e si ferisce anch'egli. È la volta quindi di Giusy, che si mette in piedi e raccoglie il coltellino dalle mani di Piero. - Voi siete pazzi... - esclama, e si taglia il polpastrello dell'indice sinistro. O meglio, ci prova. Non esce sangue dal dito di Giusy.
  - Riprova, non fa male - la invita Micky.
  - Non credo di volerlo fare - ammette la ragazza dalle trecce bionde. Nei suoi grandi occhi nocciola brillano le fiamme delle candele. 
  - Dai, prendila come un patto di sangue tra amici: amici per sempre, no?
  Giusy guarda Piero, e fa una smorfia. - Patto di sangue? Amici per sempre? Ma che cazzo stai dicendo Pier?
  Piero non ribatte. Non ama essere chiamato Pier. A meno che non sia una ragazza carina a farlo. A meno che non sia Giusy a farlo. 
  - Dai... il nostro sangue non può attendere in eterno! - esclama Micky col dito in alto, la punta imperlata di sangue rosso.
  - Che cazzata... - dice Giusy e si ferisce il dito, con estrema grazia. Fa una smorfia di dolore. Il sangue lacrima dal suo polpastrello. 
  - Ci siamo... - Micky è a dir poco eccitato. Avvicina il dito a una delle fiamme delle candele, quella più vicina a lui, e lo tiene in alto facendo attenzione a far sì che il sangue non goccioli a terra. - Pronti? Tutti insieme, al mio tre...
  I ragazzi si avvicinano alle rispettive candele sulle zucche. Non lo ammetteranno mai, ma i loro cuori hanno cominciato a battere all'impazzata. Li sento. Forse li sentite anche voi. 
  - Uno... - comincia Micky. 
  Le loro dita insanguinate, puntate verso l'alto, sono ora a pochi centimetri dalle rispettive fiamme.
  - Due... - continua il tredicenne (quattordici a giorni) dai capelli rossicci.
  - E se dovessero spegnersi le fiamme? Spegnersi con le gocce del nostro sangue? - chiede Giusy.
  - Tanto meglio... - interviene Armando.
  - Tre. Adesso... - finisce Micky.
  Le dita dei quattro si avvicinano alle quattro fiamme delle candele e, con un po' di difficoltà, quattro gocce vi cadono quasi in sincrono.
  La fiamma della candela di Armando si spegne. Le altre tre restano accese. Qualche altra goccia di sangue macchia la superficie arancione e lucida delle zucche su cui sono piantate le candele. 
  - In questa notte di spiriti e fantasmi, di morti e non ancora morti, bruciando il nostro sangue noi ti invochiamo... - esclama Micky in tono solenne. 
  A Giusy scappa da ridere, ma non lo fa.
  Gli altri due restano impassibili.
  Non accade nulla. Almeno per qualche secondo.
  Dalla porta chiusa della cantina viene fuori un fumo arancione. 
  - Bell'effetto... - dice Piero girandosi verso la porta, col cuore in gola. 
  Lo sentite? Batte talmente forte che sì, riusciamo a sentirlo anche noi.
  - Cazzo... - esclama Micky facendo un passo, poi due e infine tre indietro, e si arresta con violenza contro il muro di cemento.
  - Non fare il cretino... - dice Giusy, con la voce rotta dalla paura. 
  La porta si apre piano, con lentezza. Il fumo continua a entrare nella cantina. Ha un odore sgradevole.
  - Hai preparato tutto alla grande... - aggiunge ancora Piero. La sua voce non gli piace, perché la sua voce tradisce paura. E Piero odia mostrare paura davanti ad altri suoi simili, come qualsiasi adolescente al mondo.
  Micky resta in silenzio, spalle al muro e occhi scuri fissi sulla porta che ormai è quasi del tutto aperta e sommersa dal fumo arancione. 
  - Micky? - chiama Giusy. - È uno scherzo, vero? 
  No... niente scherzetti, stasera, ricordate?
  La porta si apre, e tra il fumo arancione ecco che emerge l'Uomo Zucca.

  L'Uomo Zucca ha un vestito di tela, forse fatto di sacchi. Ha la testa a forma di zucca intagliata: due occhi, un naso e una bocca. Non ha orecchie, perché l'Uomo Zucca non ci sente. E non vuole sentire.
  Ecco allora che avanza lento e impassibile tra il suo fumo arancio che puzza di zucca marcia, passo dopo passo, arrivando vicino ai quattro ragazzi che adesso sono tutti con le spalle al muro: Micky, Giusy, Piero e Armando. I loro cuori battono all'impazzata. 
  "È il papà di Micky", pensa Piero. Ma non lo dice. Non lo dice perché non riesce a parlare.
  "Gran bel costume...", pensa invece Armando. Ma non lo pensa davvero. Non lo pensa davvero perché quella cazzo di testa a forma di zucca è evidentemente una cazzo di testa a forma di zucca, cristo...
  "Mio dio... mio dio... togliti la maschera papà di Micky, togliti quella terribile maschera dalla testa, cazzo!", pensa Giusy, che stringe forte la mano di Micky, aspettando l'arrivo della sua voce, delle sue parole a spezzare l'atmosfera: "È solo uno scherzo, coglioni! Dai papà, togliti la maschera!"
  Ma la voce di Micky non arriva. La voce di Micky è bloccata nella sua gola come le voci degli altri suoi compagni. Osserva quell'essere tra il fumo fetido e arancione che sembra essere amplificato dalla luce delle tre candele ancora accese. "Chi cazzo sei?", pensa infine Michele, ma non lo dice. Non riesce a dirlo.
  L'Uomo Zucca se ne sta fermo. Il fumo arancio gli vortica intorno, come una spirale di nebbia colorata. Nessuno riesce a vedere i suoi piedi, né le sue mani. Sono avvolti dal fumo; o forse non ci sono e basta. 
  - Chi cazzo sei? - esclama finalmente Armando. È lui il duro del gruppo, e non può mostrarsi debole, spaventato. Anche se in quel momento si sta letteralmente cagando addosso. 
  L'Uomo Zucca muove la sua grossa testa arancione, prima a destra, poi a sinistra. Dondola. Più volte. 
  Il respiro di Armando si fa pesante. Quelli dei suoi tre compagni sembrano dei veri e propri fiatoni da sforzo. O da paura. Sì, da paura.
  - Chi sei? - chiede pure Micky.
  Quelle due parole non piacciono a Giusy, ancora mano nella mano con lui. Non le piacciono per niente. "Quello è tuo padre, no? È tuo padre, non è vero?!", vorrebbe chiedergli. Ma non lo fa. Perché non ci riesce.
  L'Uomo Zucca ricomincia a far dondolare quell'orribile, grossa testa di zucca. Nei ritagli che gli fanno da occhi s'illumina qualcosa. Poi la luce, arancione pure quella, arriva anche dal naso e dalla bocca, come se all'interno della sua testa (vuota) si fosse accesa una candela. 
  Passa ancora qualche secondo di silenzio. Riuscite a sentire la paura? Io sì, forte e cupa. 
  I secondi passano, il silenzio si fa di piombo. Poi qualcosa cambia. Nell'aria fredda della cantina arriva un alito, un leggero vento ancor più freddo. Anzi no, è un sussurro... un sussurro gelido che fa gelare il sangue nelle vene ai quattro ragazzi. Un sussurro gelido che spezza in loro qualcosa, spezza in loro la speranza che quella cosa vestita di sacchi sia in realtà soltanto un tizio vestito di sacchi con una maschera a forma di zucca in testa.
  Gliela spezza perché quel sussurro non è un sussurro.
  È la voce dell'Uomo Zucca.

Ma la voce dell'Uomo Zucca non la sentirete stanotte. 
Stanotte, la notte di Halloween 2023, ci fermiamo qui, perché in questa notte ciò che conta è l'atmosfera: quattro ragazzini, le fiamme tremolanti delle loro candele nel buio di una cantina, l'arrivo di qualcosa e tanto, tanto arancione. Come le zucche intagliate su cui sono saldate le quattro candele. 
E questa notte ci fermiamo qui anche e soprattutto perché, per quanto riguarda le sorti di Micky, Giusy, Piero e Armando il tempo non ha più importanza. Che la loro storia finisca di raccontarvela adesso, domani o dopodomani non ha più importanza. In quella cantina, nel momento in cui l'Uomo Zucca vi ha messo piede, il tempo si è fermato. Ed è giusto, quindi, che ci fermiamo anche noi. Per qualche giorno. Due, per la precisione. 
Dopodomani, il giorno dei defunti, ancora un giorno speciale, torneremo in quella cantina e daremo un'occhiata per vedere com'è andata.
Sperando di trovarci ancora qualcosa.
Il tempo si è fermato, e noi con lui. Ma il tempo è una brutta bestia, e a volte ci tira degli scherzi niente male.
Anche se la promessa va mantenuta: niente scherzetti, avevamo detto. E allora... 
Buona Notte di Halloween, miei cari.

4 commenti:

  1. Ma che meraviglia! Applausi vivissimi Guido!
    Ora non mi resta che aspettare domani. Che fine hanno fatto i ragazzini?
    Abbraccio e grazie. 🎃🎃🎃

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    1. Grazie Pia! Lo scoprirai a brevissimo... 🎃
      Un abbraccio a te.

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  2. Sarebbe la cantina giusta per il mio Palazzo Alterigi.. ora che ci penso.. ;) bravo Guido!!

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    1. Grazie Franco!
      Tra le foto, infatti, non vedo ciò che si cela... sotto 😉

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