Morire a Bruges. C’è posto più bello per terminare la propria complicata vita? Per qualcuno no, assolutamente; Bruges è un posto da favola. Per altri sì, decisamente; la cittadina belga è un posto noioso e grigio. Il film di Martin McDonagh, sullo sfondo della obiettivamente bella Bruges, ci mette di fronte a una coppia di sicari alle prese con un viaggio di redenzione. Uno in particolare è chiamato a fare i conti con la propria coscienza, dopo uno sbaglio che, come afferma più volte il “grande capo” (lui sì che ama Bruges) non doveva essere commesso. E come dargli torto. La storia, seppur semplice, non annoia mai e si sviluppa in un crescendo di tensione (bella, tra le altre, la scena delle monetine). Sulle scene finali forse avrei qualche dubbio (in qualche passaggio manca un po’ di realismo), ma non me la sento di farli pesare sul giudizio complessivo del film. Ottima prova di Colin Farrell, credibile e perfettamente a suo agio nel ruolo. Bravi anche Brendan Gleeson (il socio) e Ralph Fiennes nel ruolo del freddo capo, apprezzabile comunque nella sua coerenza. Del resto, ci ricorda nel finale (aperto ma non troppo), bisogna tener fede ai principi. Sempre.
(VOTO: 7+ – Tra le strade di Bruges)
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