Avevo messo in lista "La Casa alla Fine del Mondo" di Paul Tremblay (vincitore del Bram Stoker 2018) subito dopo l'annuncio dell'uscita negli Oscar Fabula della Mondadori. La storia mi aveva subito affascinato: una famiglia americana composta dalla piccola Wen e dai suoi due papà Eric ed Andrew, decide di passare qualche giorno lontano dalla città, in una casa in campagna. Lontano dalla città vuol dire però anche niente internet e niente telefono mobile, e, da che mondo è mondo, la mia Cultura Horrorifica mi ha insegnato che la mancanza di queste due cose, all'apparenza strumenti del diavolo da cui scappare per rilassarsi, in situazioni del genere non porta mai a nulla di buono. La piccola Wen, infatti, mentre è impegnata a catturare delle cavallette per studiarle meglio inserendole nel suo bel barattolo di vetro, farà la conoscenza di un giovane e grosso uomo spuntato dal nulla, Leonard. Ma Leonard, che all'apparenza le sembra anche un tipo a posto (ma non del tutto), non è da solo. E l'arrivo degli altri suoi tre compagni segnerà per la famiglia l'inizio di un vero e proprio incubo, in cui si mescoleranno violenza, presagi, sangue e ricerca di verità e salvezza; ben al di là di quella della famiglia di Wen...
La lettura di questo libro è stata tanto semplice, per la scorrevolezza della narrazione, che capitolo dopo capitolo si concentra su un particolare protagonista della storia, quanto allo stesso tempo impegnativa, per ciò che andremo a scoprire in certi momenti della narrazione, e per le riflessioni che ciò comporta. Proprio per questo penso che, al di là della bontà o meno del romanzo, questo libro non lo consiglierei ai facilmente impressionabili; anche se ovviamente ho letto molto, molto di peggio...
Nella storia si affrontano tematiche come il fanatismo religioso, l'avvento dell'Apocalisse, e l'omofobia; seppur quest'ultimo aspetto è soltanto accennato. Il cuore del romanzo è infatti la fede cieca verso certi segni e segnali che sembrano, forse, poter portare alla fine o meno del mondo. Ecco allora che assisteremo a scene decisamente cruente, alimentate proprio da quella folle fede cieca che, diciamocela tutta, non è stata mai sinonimo di cose buone e giuste. In un crescendo di paranoia e orrore, i protagonisti - tutti - della storia si troveranno di fronte a scelte terribili e all'apparenza imprescindibili.
Si arriverà così ben presto alle pagine finali con molta, moltissima curiosità per ciò che sta per succedere o, si spera, non succedere. Ci si chiederà infatti, pagina dopo pagina, se le folli e fantasiose paranoie del gruppo che ha fatto irruzione nella casa della famiglia siano o meno prive di fondamento, così come risulterebbe facile pensare inizialmente; se facile può essere definito il pensiero di chi si ritrova all'improvviso a fare i conti con quattro sconosciuti muniti di terrificanti armi fatte in casa ed evidentemente alterati.
Non vi anticiperò ovviamente nulla sul finale, che però devo ammettere non mi ha soddisfatto in pieno (ma il giusto) seppur, credo, possa definirsi comunque riuscito.
Tutto ciò che c'è prima, però, è tanta roba, e merita sicuramente una lettura.
VOTO (da 1 a 5): 📗📗📗📗 - A un "No" dall'Apocalisse
Ho letto nel *Buio della mente*. E' un libro impressionante, ma molto intelligente.
RispondiEliminaCredo che lo leggerò anch'io. Mi piace come scrive Tremblay!
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