Noi amanti dell'horror siamo sempre alla ricerca di qualcosa di forte, più forte, oltre ogni limite. Quante volte ci illudiamo di fronte a un nuovo libro o, più spesso, di fronte a un nuovo film che ci promette il prodotto più horror di tutti i tempi? Ecco, il buon Flavio Troisi, attraverso il suo bel canale youtube Broken Stories che vi consiglio vivamente di seguire, tempo fa ha parlato di un racconto che sembra in effetti rispondere per davvero alla nostra innata esigenza di lettori di "horror forte" di trovare qualcosa di davvero... oltre. Stiamo parlando del racconto di Graham Masterton "Eric the Pie" (Eric la Torta), tradotto in italiano con il titolo, forse addirittura più azzeccato (ed è una rarità), "Sei ciò che mangi". Il racconto, ci fa sapere Troisi, è talmente forte e disturbante che il numero della rivista su cui fu pubblicato venne addirittura ritirato; tempo dopo, quella casa editrice fallì, e non si può escludere che una parte di quel fallimento fosse dovuta anche alla pubblicazione (coraggiosa e problematica) di quel racconto.
Ma questo "Sei ciò che mangi", quindi, è davvero così forte? È davvero così horror?
Pubblicato in Italia nell'antologia "Monster Masters" a cura di Alessandro Manzetti (e successivamente anche in "Brutal", della sua casa editrice, la Independent Legion), il racconto di Masterton è effettivamente parecchio forte. Ma attenzione: non stiamo parlando di una storia sovrannaturale, di mostri o entità pronte a farci saltare sulla sedia con il libro in mano. No, per niente. Qui, cari miei, si parla di un protagonista, Eric, del tutto reale, così com'è reale ciò che combina. E sta proprio in questo tutto l'orrore del racconto. Siamo ben al di là del serial killer, della psicopatia. Siamo di fronte a un personaggio che, forte di un credo tutto suo forgiato, se vogliamo, da eventi banali in giovane età, porta all'estremo quella sua fissazione.
Il racconto è disturbante. Molto disturbante. E dato per certo che, di fronte a una storia del genere, è inutile star qui a sconsigliarlo alla stragrande maggioranza dei lettori, non è altrettanto banale avvisare anche i lettori che credono di amare l'horror davvero forte in tutte le sue salse. Qui siamo oltre. Qui siamo a livelli di stomaci forti per descrizioni forti di scene forti. E, sento di aggiungere, seppur il racconto è sconsigliato anche a un pubblico molto sensibile alle tematiche animaliste, allo stesso tempo credo (ma potrei anche sbagliarmi) che l'autore potrebbe aver anche denunciato, attraverso questa storia, proprio un certo tipo di alimentazione. Ma è un'idea mia.
Per concludere: siamo davvero di fronte al racconto più horror di tutti i tempi? Impossibile dirlo. Ma quello che è certo è che dopo aver letto una storia del genere, anzi, mentre si sta leggendo una storia del genere è altrettanto impossibile restare impassibili. Per quanto mi riguarda, per esempio, a fine lettura mi sono ritrovato con una strana sensazione allo stomaco che non provavo dai tempi dell'uscita dalla sala di un cinema dopo aver visto "Martyrs"; e chi conosce il film sa bene di cosa sto parlando.
Se avete lo stomaco forte, dunque, recuperate questo racconto e... tuffatevi dentro l'orrore, ne sono certo, più viscerale mai letto prima.
E dopo aver letto questa storia, di sicuro vedrete con occhi diversi i vari proclami dei nutrizionisti che fanno del titolo in italiano di questo racconto il loro slogan: sei ciò che mangi.
Eh, insomma...
Nessun commento:
Posta un commento