In questi giorni gli è comunque stata consegnata tra le mani, finalmente, la statuetta dorata. Un Oscar alla Carriera che ovviamente ci sta tutto, meritato, strameritato, ma che, episodi di Serie TV a parte, sarebbe potuto arrivare prima. 3 volte in Nomination, con "The Elephant Man", "Velluto Blu", e "Mulholland Drive", il regista statunitense non era mai riuscito però a far suo il riconoscimento. A questi 3 film (il mio preferito è senza ombra di dubbio "Mulholland Drive"), io ne avrei aggiunto un altro: "Eraserhead". Film decisamente più complicato e poco adatto a manifestazioni come quelle degli Oscar, ma a mio parere un altro straordinario capolavoro.
Arriva tardi, quindi, l'Oscar a uno dei registi più influenti della storia del Cinema. Un regista capace sempre di sorprendere con la sua cripticità, di portare lo spettatore fuori dai binari quando la strada sembra dritta e sicura, per poi, spesso, non farlo rientrare più. E ci si perde volentieri nelle opere visionare di Lynch, tra le strade e i monti di Twin Peaks, tra i piani e le scale di Inland Empire, o nel Club Silencio di Mulholland Drive.
Un regista, David Lynch, che ho cominciato ad amare già dai tempi in cui per me un film era un film e basta, un film di cui non mi interessava il regista, lo sceneggiatore, o tutto ciò che c'era dietro o intorno. Un tempo in cui, da bambino, amavo perdermi più e più volte tra le sabbie e le inquietudini, anche lì, di "Dune".
Sì, ho avuto sempre gusti particolari, fin da piccolo, e per questo non potevo non amare David Lynch.
Complimenti Maestro.
da "David Lynch e l'Oscar"
30 ottobre 2019
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