martedì 11 febbraio 2020

I Cicli di Dylan Dog

Finito il Ciclo della Meteora, e finito il primo albo del nuovo corso, devo ammettere di sentirmi spaesato, e non saprei dire se deluso o soddisfatto. 
"Dylan Dog", per come lo conosciamo, termina con l'arrivo dell'Apocalisse. Termina, dunque, con l'albo Numero 400. Una fine che se per certi versi è comprensibile, se come si dice voluta proprio dal papà dell'Old Boy, Tiziano Sclavi, per altri non lo è, perché dolorosa, difficile da accettare. La fine arriva dopo un ciclo, quello della Meteora, che non mi ha entusiasmato particolarmente. Aspettavo da mesi di leggere e vedere cosa sarebbe successo con l'arrivo della terribile Meteora, e l'arrivo è stato (gusto personalissimo) deludente. 
Chiuso il capitolo Meteora, si chiude anche il capitolo Dylan Dog. Il Dylan Dog a cui siamo tutti affezionati. Sul serio. 


(SPOILER)



Devo ammetterlo: l'idea di Dylan Dog che uccide il suo creatore è una delle cose che mi sono piaciute davvero in quest'ultimo periodo del fumetto. Se Roberto Recchioni doveva dare un taglio netto al personaggio di Sclavi, il modo in cui l'ha fatto è stato esemplare. La figura del Tiz è stata una figura davvero imponente (come rappresentata egregiamente nell'albo 400) nella storia di Dylan Dog, e non poteva essere diversamente. Nonostante da qualche tempo, ormai, dal lontano Numero 337, "Spazio Profondo", il nostro caro Indagatore dell'Incubo fosse cambiato in nome di un nuovo corso, l'ombra di Tiziano Scalvi era sempre lì, presente. La mossa di Recchioni con "E ora, l'Apocalisse!", e con il Numero 401, "L'Alba Nera", cercherà di far svanire quell'ombra, con un nuovo Dylan che avrà il compito arduo di farsi amare come il vecchio. Un Dylan Dog che forse, come dice lui, è un discendente, una reincarnazione, un sequel, o un reboot del vecchio, morto 300 anni fa. Ma che suona (o almeno ci prova) il clarinetto, che ha un maggiolone, che uccide zombie (forti nel 401 i richiami al mitico Numero 1, "L'Alba dei Morti Viventi"), e che ha un assistente. Assistente che però non fa più battute a ripetizione, ma che, al contrario, all'esatto opposto, se ne sta praticamente zitto, perché muto. Una mossa, quella dell'eliminazione di Groucho, a mio parere non azzeccata. Almeno per il momento.
Qualche parola sul nuovo look? Barba e capelli crescono, si allungano, si spuntano, si tagliano. Giubbotti e giacche si tolgono e rimettono. Ma Dylan Dog, per quanto lo si voglia cambiare e allontanare dal modello del suo creatore, deve restare comunque Dylan Dog. Ed è quello che mi auguro.

2 commenti:

  1. A me non piace solo che Dyd -ormai già da tempo, da Spazio Profondo- non è più quel fumetto popolare (e d'autore) da leggersi come e quando vuoi. Se ne prendi un numero a caso degli ultimi 60-70 ti ritrovi cose che non sono come prima. Bloch in pensione e via dicendo.
    La svolta ci sta, ma allora deve diventare tutt'altro e con coraggio.

    Moz-

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  2. Proprio per questo ritenevo che fosse inutile continuare così... e sì, che si passasse a una vera, nuova fase. Vedremo...

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