Le riflessioni del mio ultimo post, quello della supremazia del romanzo rispetto al cinema, le ho scritte di getto dopo aver visto "Nell'Erba Alta", il film Netflix tratto dall'omonimo racconto di Stephen King scritto a quattro mani col figlio (Joe Hill). In questo ennesimo adattamento di un'opera di King (e figlio), ancora una volta troviamo poco o niente dell'atmosfera e del senso del racconto. A parte un inizio interessante, il film di Vincenzo Natali (di cui ho apprezzato molto "Cube - Il Cubo"), infatti, prende presto una piega diversa, come accade a molti film e serie tv tratti da romanzi e racconti (non solo di King), e in breve tempo anche noi ci troviamo disorientati lì tra l'erba alta, tra un grido di aiuto proveniente da chissà chi sperduto - come noi - lì dentro, e un altro grido, ben più forte, proveniente dal nostro cervello, che ci invita ad abbandonare la visione. Ma io, di film, ne ho abbandonati veramente pochi. E allora, ignorando ciò che mi suggeriva la ragione, ho continuato a guardare, arrivando ben presto alla conclusione che, come accade in tanti prodotti simili, il regista ci ha provato, ma senza riuscirci. La storia, come già detto, a un certo punto diventa confusionaria, facendoci abbandonare qualsiasi interesse per i poveri personaggi gettati nell'erba alta, a cui non riusciamo ad affezionarci neanche un po', perché non presentati a dovere, buttati lì, appunto, nel verde frusciare tanto per...
Film, quindi, bocciato del tutto? Forse non proprio.
Da amante degli Horror di un certo spessore, e da fedele lettore dello Scrittore del Maine, mi sentirei decisamente di sconsigliare la visione ad altri fedeli lettori come me (e che da fedeli lettori non accetteranno il consiglio e, curiosi, lo vedranno comunque); per tutti gli altri, un'occhiata la consiglierei. Con tutto lo schifo che passa sotto l'etichetta Horror, questo potrebbe addirittura passare per qualcosa di godibile. Beh, quasi.
(VOTO: 5 - Armatevi di Falci)
Nessun commento:
Posta un commento